martedì 13 dicembre 2016

Roncadello e poi Gamello... quanto è bello!



Nota introduttiva:

ove presenti (xx) si intendono note varie, freddure, battutone o contenuti extra in versione estesa, xx è il numero progressivo, ho finalmente deciso di inserire la versione semplificata di lettura, ove necessario al termine del post viene presentata la soluzione per i meno dotati (01) o delucidazioni al riguardo.

Introduzione:

Fabio, nome la cui etimologia deriva dal latino "Fava", è il protagonista della puntata odierna, degna di "Carramba che sorpresa!" con Matte nei panni della bionda starlette, ruolo che, come vedremo a breve, calza a pennello, altro termine che dipinge bene il quadro odierno (02).



Cronaca Live:

Per puro caso, assolutamente non legato alla presenza della notevole barista (03), ci ritroviamo per la seconda volta consecutiva di sabato al parcheggio per scambisti di Riccovolto, ma la delusione è tanta trovando il ristoro chiuso.
Tempi ristretti, alle 14 vorrei essere a Modena (04), giungo puntualissimo alle 8.59, un minuto dopo arriva il Matte; è confermato, a breve dovrebbe arrivare un ragazzo da Formigine e così è.
Dotato di una sgargiante cube verde fluo, l'ultimo arrivato si presenta: "Piacere Fabio", "Anch'io!", in sottofondo Matte già mugugna, sentendosi nettamente in minoranza.
"Di Fabi an gh'ne mia un nurmèl!" sentenzia il Matto di Palagano, praticamente il bue che dice cornuto all'asino...solo che di esen ce n'è uno in più...e in effetti partire in braghe corte e smanicato con temperatura di 1°C potrebbe in parte già classificare il novellino...
Per semplificare la cronaca odierna, Fabio interpreterà se stesso, io sarò al solito il Guru e il palaghenesen (05) a seconda della situazione sarà "il Matte" o "il Matto".


La prima meta, assolutamente inaspettata e per questo irresistibile e necessaria, è il passaggio a "Campo della Fava", ove io e Fabio ovviamente giochiamo in casa (06) e il Matte è costretto a stare in mezzo a raccogliere banane (07) .
L'erta si fa dura direzione Riccovolto Vecchio, intercettiamo la parte finale dello sterratone in minima parte percorso settimana prima col Pazzo di Lucca (08) e con rampe quasi al limite giungiamo alla vecchia borgata prima e alla provinciale per Madonna di Pietravolta poi.
Fabio si rende conto di aver dimenticato in auto la borraccia, ormai siamo un pò distanti per rientrare, visto il clima freddo e la possibilità di abbeverarsi alla fonte del Matte (09), proseguiamo.


Percorriamo circa 3 km su asfalto, perfetti per dare tregua alle gambe già provate e grazie anche a un caldo sole ci ritempriamo in fretta, coadiuvati dall'incanto della visione del crinale reggiano fino alla Pietra di Bismantova e alle Alpi imbiancate oltre lo strato nero di nebbia in una giornata limpidissima.


Mentre saliamo rilassati, a Fabio, tipico della genìa superiore (10), viene in mente un flash improvviso: " Ma tu sei Fabio Cavazzuti di via Buozzi !?!"
Al che, sorpreso, mi chiedo come possa esser risalito alle mie origini, a un passato ormai sopito, a un'infanzia lontana e sbiatita nei recessi del tempo.
"Si sono io...e tu chi sei?"
"Sono Fabio il figlio del meccanico, abitavo di fronte a te, venivo in cortile sotto casa tua a giocare a pinpinella e macchinine con i tuoi vicini!"
CARRAMBA CHE SORPRESA!!!


Ricordo benissimo l'orda di monelli bastardi che, a causa della mia età inferiore (classe '76 contro '70), non mi lasciavano giocare con loro, ancor più mio padre che di rientro da notturne per lavoro gradiva particolarmente le sballonate sul portone del garage, ripagate con colate di pece bollente...(11)
Il Guru che è in me si esalta, vendetta, tremenda vendetta, covata per oltre 30 anni, tessere di un mosaico scomposto si ricompongono, mi sento come M.J.Fox in "Ritorno al futuro", con la foto dei miei aguzzini che diviene ben presto nitida, il volto di uno dei quali si materializza nel biker che ho proprio alle spalle!
"Ora me la paghi!" e subito a destra variante mortal kombat sterro extreme inutil verso il borghetto dello Sciamano.
Narra il Matte, profondo conoscitore della cul-tura e delle leggande locali (12), che in tal luogo, primi anni del secolo scorso, una sua bisnonna condusse la nonna in cerca di cure per un male asmatico non ben definito, partendo nottetempo da Palagano!
I risultati non furono quelli sperati e infatti i danni si evincono chiaramente nel nostro penultimo discendente della casata, in compenso ho campo libero per completare il racconto, aggiungendo che ivi si dette origine al paradiso del fondo compreso tra Frassinoro e Piandelagotti rappresentato da BoscoReale (13).


Il percorso è davvero suggestivo, sbuchiamo in una radura felciata con vista entusiasmante sulla vallata del Dragone, breve pausa snack e oltrepassato un rudere con rampe al limite su sentiero ci congiungiamo con la Bibulca che scende a Roncadello.
Qui purtroppo i segni di moto sono ferite che meditano vendetta, tratti profondamente scavati e fangosi ci impongono qualche variante a piedi, il finale è più pulito e in breve siamo di nuovo sull'asfalto, a poco dal passo e dal paese.
Nell'incedere, ci viene anche svelato uno dei tanti soprannomi del Matto, altrimenti detto "il Perineo" (14) per stare in tema di cose di cui vantarsi...


Oltrepassiamo una sterrata super fangosa che condurrebbe alla cima del monte senza tratti a spinta se il fondo fosse anche solo minimamente decente, ma così non è, e dal passo iniziamo a salire ancora in sella verso il Roncadello.
Matte non pare particolarmente entusiasta della meta, ha vaghi ricordi di bagni di fango su terreno argilloso in compagnia di cinghiali arrapati, alle mie rassicurazioni sulla bontà della scelta, al solito, si fida ciecamente e convince anche Fabio a bendarsi dopo aver avuto la conferma che anche a lui piace spingere (15).
Il tratto scavato e pietroso, colmo di rami spezzati e foglie, non consente la pedalata, ma in poco più di 10 minuti siamo ai 1351 metri del Monte Roncadello, sconosciuto ai più.
Si narra che la fama di questo insignificante rilievo sia quasi esclusivamente dovuta ad una foto di Superash su facebook nel 2014 che ricevette oltre 4 milioni di likes, un idilliaco autoscatto al tramonto con raggi di sole filtranti tra i rami di faggio autunnali e biker dotato di stile perfetto che pedala su un single track a strapiombo sulla valle (16).


Rivivendo l'emozione di quello scatto, organizzo un set degno di nota, questa volta i biker sono tre, la luce è diversa, ma il risultato può essere comunque accettabile, non fosse che Fabio si addormenta e ci costringe al settimo ciak per la corretta riuscita del tutto. Di quel passo, mancava poco e l'avrei rifatta al tramonto...
Da lì in poi, l'aggiramento del monte è inedito anche a me, sto già sbavando, per non dire altro...





Come settimana scorsa siamo increduli di fronte a siffatto spettacolo, procediamo mezzacosta su un crinale degno della Romagna, completamente ciclabile e parzialmente pulito.
Dopo un primo tratto più esposto rientriamo nel bosco, schivando alberi in modalità Tree-Ride (17) ci agganciamo al percorso Matilde, più largo, che scende verso la borgata di La Teggia.


Ignoriamo una sterrata che risale verso nord e alla nostra sinistra si apre un tratto di arenaria con ghiaia grigia fine che invita all'ignoranza del free-rider e all'ennesimo autoscatto.




Alla base del crinalino sono presenti segnali blu di una vecchia edizione della Mulatrial, paiono inoltrarsi verso un successivo crinale, difficilmente il percorso sarà ancora aperto dopo tanti anni nell'oblio.
La Matilde si getta ripida verso valle, passiamo un guado e tagliamo per pratone alle porte del borgo, passiamo una sbarra che Matte scavalca con perizia da scalatore rimanendo in-castrato (18), mentre Fabio, usando l'ingegno tipico della genìa, sgancia il fermo e apre il passaggio consentendomi di attraversarlo senza scendere di sella.


Dopo aver recuperato il Matte impigliatosi pure nel filo spinato, ci inoltriamo nel lungo tratto più selvaggio di giornata, svalicando prima un torrentello e poi proseguendo mezzacosta su un'antica mulattiera ormai ridotta a sentiero che aggira mezzacosta il costone a strapiombo sul Dolo fino a Fontanaluccia.


Matte è entusiasta, stiamo percorrendo il tratto chiamato "Gamello", più volte esaltato dal "Verro", local di Frassinoro, che consente vedute mirabili sui dirupi nei pressi della Torre dell'Amorotto, con la ferrata del Barranco del Dolo in bella mostra (19).


In lontananza, risalendo il corso del torrente direzione Civago e crinale, tanti piccoli focolai dei bruciatori di sterpaglie, per fortuna niente a che vedere col grave incendio pochi km a levante ai piedi del Lago Scaffaiolo, ma in ogni caso anche questi dolosi (20).  


Si procede cauti causa lo stato di totale abbandono di un così pregevole percorso, una vera bestemmia abbandonare una testimonianza storica così viva, muretti a secco ed edicole votive, meta di chissà quanti pellegrinaggi in un passato oramai remoto, quasi come le angherie che ho subito da piccolo...


Dopo aver verificato l'esistenza di Dio con la roccia che sostiene un enorme faggio caduto sopra una maestà con Madonna in pietra ed averne poi in seguito immediatamente dubitato per un rametto maligno che si insinua tra il cambio e il forcellino quasi causandomi la seconda rottura di forcellino in due giorni (21), sbuchiamo alle porte di Fontanaluccia.


Matte improvvisa una variante su pratone innevato per raffreddare i freni e  i copertoni messi duramente alla prova, purtroppo non zacca goffamente come sul finale dei Pifonchi, mentre Fabio giunge cautamente all'arrivo, un pò provato dallo slalom per evitare rami e pietre celate dal fitto fogliame.
 Una castagna gli si è incastrata da qualche parte tra il cambio e il telaio, se fosse finita sul freno a disco bollente avremmo potuto gustarci le caldarroste! (22)


L'idea di risalire off-road direttamente alla chiesa del paesello vien ben presto cassata, la rampa iniziale mi ha scoraggiato, in più il possibile passaggio nel bel centro ristrutturato di recente valeva il biglietto.
Alla ricerca della prima variante possibile per abbandonare l'asfalto, Matte mi scoraggia nel seguire le scavatissime e fangose tracce di trattori da legna, in compenso lo costringo a posare su un pratone col crinale reggiano sullo sfondo.


La visuale ottimale ci consente di individuare un possibile percorso roccioso sopra al Poggio di Gazzano a strapiombo sulla diga omonima, un crinale immacolato ci aspetta, possibile collegamento col Monte Penna, poco oltre... a breve su questi schermi!



Oltrepassiamo le ultime case di Fontanaluccia e finalmente deviamo per salire la famigerata "Via Crucis", il cui incidere nella parte iniziale è assolutamente tranquillo e inganna Fabio sulle future irrimandabili rampe... se no che Via Crucis sarebbe !?!


Termina l'asfalto nei pressi di un gruppo di casolari recentemente ristrutturati appartenenti alla curia, cosa questa un pò ambigua non versando in uno stato di in-curia (23).
Il percorso procede ora con fondo compatto ghiaiato o sterrato, ai lati sono presenti le varie stazioni in pietra coperte da teli preservativi, qualche taglio estremo congiunge i vari tornanti, procediamo rilassati fino ad un bivio non segnato.
"Si,si, di qua evitiamo almeno 1 km di asfalto trafficato! " (24)
Convinco i compagni a seguirmi, poco dopo le rampe diventano davvero spezzagambe, io e Matte proviamo a farcela tutta in sella e solo in un punto siamo costretti alla resa, Fabio arranca un pò finalmente vittima della mia vendetta!


Convinto di sbucare ai piedi del Santuario della Neve, la siccità e il caldo confondono il mio incedere (25) e in realtà procediamo oltre fino ad immetterci nuovamente sulla Bibulca, appena sopra il borgo della Madonna di Pietravolta, raggiunto velocemente sfruttando anche una parabolica naturale per dar sfoggio delle doti acrobatiche di cui disponiamo! (26)


Pausa merenda seduti al caldo del chiostro del santuario, classiche foto di rito banana-party (27) che uniscono al sacro il profano e in breve ripartiamo alla volta delle tanto agognate pale eoliche.


La visibilità oggi è perfetta, impossibile perdersi, le pale sono ferme per cronica assenza di vento (28), memori della passata precedente col Pazzo giungiamo in breve all'inizio del crinale Hard segnato Mulatrial.


Oggi vedere il precipizio a destra fa sicuramente un certo effetto, con la nebbia e la visibilità zero si procedeva molto più tranquilli, effetto simile a quanto accade sempre al Colonnello (29).


Siamo al tratto rampage, avverto Fabio della ripida pericolosità e lo invito a seguirmi nella Chicken Line dopo aver osservato Matte lanciarsi dritto per dritto verso valle.
Mi rendo conto che probabilmente la linea migliore da seguire è quella classica ignorante, deviare a sinistra è sì meno ripido ma presenta alcuni salti di roccia che incrementano notevolmente le difficoltà, in ogni caso giungiamo entrambi incolumi al rendez-vous col Matte (30).


Di lì in poi il tratto è più umano anche se le insidie non sono finite, rappresentate da tornantini e tratti un pò scavati, fino a planare sul bivio che settimana scorsa ci aveva costretto alla ricerca del percorso migliore.


Vista l'ora ormai tarda optiamo per scendere diretti a Riccovolto per la semplice traccia di destra, che si dimostrerà comunque interessante single track fin giù al cimitero e poi alla provinciale.
Qualche centinaia di metri e siamo di nuovo al parcheggio, il bar è aperto, evviva!

Nonostante il ritardo cedo dopo un paio di millisecondi alle avanches di Matte che offre da bere, ne approfittiamo, da buoni Fabi, prenotando un pranzo luculliano a base di pesce e perchè no, per prolungare la permanenza in compagnia della bella barista (31).

Ai poster l'ardua sentenza, Fabio si è guadagnato una seconda chance per confermare le doti di coglionaggine richieste per seguirmi, contiamo di rivederlo presto su questi schermi, anche perchè prossima volta tocca a lui offrire il terzo tempo! (32)

L'ora è tarda, lunga la via, in quattro e quattr'otto saluto tutti e scappo via (33).


PS 24 km x 1050 dislivello (35)


Note:

(01) Poul e Matte, contenti?
(02) Un pennello dipinge, questa era facile... però il pennello è anche l'attrezzo che ha sempre tra le mani l'imbian-chino... questa ha doppio senso...
(03) Vedere per credere, oggi più in tiro e truccata del solito
(04) Questa fa proprio ridere ahahaha
(05) A parte gli scherzi, come si chiamano gli abitanti di Palagano?
(06) Per i più disattenti, come già spiegato prima, Fabio = Fava di grandi dimensioni
(07) Immaginatevi la scena con Matte l'imbian-chino che raccoglie banane tra 2 Fave
(08) Losco individuo toscano, l'alter ego del guru oltre-crinale
(09) Non esageriamo con i doppi sensi, si sono limitati a passarsi la borraccia alla Coppi-Bartali
(10) Genìa, da gens latina, era la casata dei Fabi, di nobili origine e dall'intelletto superiore
(11) Quanti ricordi, ho i lacrimoni...
(12) Qua il doppio senso ci sta tutto, profondo e cul sono pene per i suoi denti
(13) Questa è la più tosta di giornato, Sci-a-mano è come dire Sci-di-fondo, all'incirca...
(14) Invito tutti gli ignoranti (perchè ignorano alla Aldo,Giovanni & Giacomo) a controllare cosa sia il perineo
(15) Che belli questi giochini sado-maso anche se rendono meglio in Trentino (34)
(16) Vi rimando allo scatto su Facebook: QUI
(17) Di nuovo, ripeto per i non anglofoni (inglesi) Free-Ride discesa libera, Tree-Ride discesa tra alberi...
(18) Questa è pallese...
(19) Vi rimando alla "scalata" del Matte e Giuly: QUO
(20) Si rimanda alla cronaca: QUA  inoltre il battutone Dolo-doloso non so se è stato percepito da tutti...
(21) Rotto quello dell'enduro (ed era quasi nuovo!) il giorno prima nel 3x3 d'Ozio col Colonnello
(22) Ah ah ah sto ancora ridendo, se non vi è piaciuta non rompete i marroni, in tema di caldarroste...
(23) Ecco qua merito il premio-ignobel
(24) Come capita spesso, quando millanto di evitare km di asfalto, non ascoltatemi, al massimo sono 200 metri lineari, controbilanciati da altrettanti di dislivello bici in spalla, se va bene...
(25) Col senno di poi, Fabio in braghe corte e smanicato ha avuto assolutamente ragione, picchi di 13° al sole
(26) Siamo proprio dei fenomeni da baraccone!
(27) Non ho ancora ricevuto il nulla-osta per propormi alcuni scatti osceni del Matte e del Guru...
(28) A detta del Matte, la ditta che ha costruito le pale è fallita nel giro di un alito di vento.
(29) Senza entrare nei particolari, Peppe ha una visione pressochè nulla dall'occhio destro.
(30) Musica di sottofondo: "Voulez vous un rendez vous, tomorrow" di Amanda Lear, noto travone amato dal Matte.
(31) Matte ci sta provando con sempre maggior insistenza, vecchio porcone! Chissà domenica con Steve cos'ha combinato... se vuole il mio silenzio, pizza della Santa e birra a fine giro!
(32) Chi mi conosce sa che sono un pò tirchio...
(33) Riccovolto-Cittanova 56 minuti, new world record e moglie sorpresa dal ritardo di soli 38 minuti in compagnia dell'idraulico!!!
(34) Il maso è una costruzione tipica trentina.
(35) Se state cercando il 34 è nella nota 15 che rimanda qua sopra, se invece vi chiedete com'è stato il giro: STUPENDO as usual (coma al solet, per i non anglofoni bifolchi palaganesen)!!! 

4 commenti:

  1. Spettacolo Guru! E che memoria, io non mi ricordavo più una mazza già sabato pomeriggio, ho capito che era il nostro giro a metà racconto!

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    1. è normale, sono avvantaggiato, guardando le foto i ricordi tornano in fretta...
      l'hai capito dove ho scritto che ti piace spingere vero !?!

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  2. Ho capito e la prossima volta ve lo dimostro! Non mi chiamo Matte!

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