lunedì 28 novembre 2016

Passo delle Radici, a spasso per crinali


Altro giro, altro regalo!

Aria frizzantina, cielo terso e leggere striature sulle Toscana mi accolgono salendo da San Geminiano verso il Passo del Giovarello, in alcuni tratti dalle Maccherie il fondo è leggermente ghiacciato.

L'obiettivo di giornata sarebbe la scalata a Cima dell'Omo, ma la tentazione di raggiungere una vetta inedita già da subito è irresistibile...

Salgo a spinta un quarto d'ora fino al Monte Giovarello, il panorama sul crinale, le Apuane, la Pania, la Garfagnana, il Cusna, il reggiano, il Cimone è ineguagliabile.

Rientro seguendo lo stesso percorso, alternative non ce ne sono se non per pendii erbosi poco invitanti con la brezza ghiacciata mattutina, il sentiero in discesa regala 3 minuti di adrenalina pura...

Dal passo ripercorro il classico itinerario fino ai piedi dell'Alpicella delle Radici, poi giù fino al Passo delle Radici, il fondo è fradicio, in alcuni passaggi l'acqua ha ripulito dalle foglie il sentiero, eccezionale!

Risalgo la via crucis asfaltata direzione San Pellegrino in Alpe e imbocco la forestale, meglio conosciuta come Giro del Diavolo, che con lungo ed entusiasmante percorso conduce alla Bassa del Saltello.

Di qui è tutto crinale seguendo lo 00, prima inaspettatamente ciclabile, poi via via più scomodo, fino a tratti di ciclo-alpinismo ai piedi delle Cime di Romecchio.

Panorami spaziali e scatti particolari da una sorta di bunker artificiale creato probabilmente come punto d'osservazione per la caccia, regalo all'Enduro un bel set fotografico. 

Di fronte, immenso, è il massiccio di Cima dell'Omo, purtroppo ho perso tempo in foto e varianti, nuvole di nebbia compatte cominciano a risalire dalla Toscana, rimando l'ascensione a una prossima puntata.

Seguo una flebile traccia che aggira mezzacosta i ripidi dirupi e si aggancia al largo tratturo che sale dal Vetricia.

Imbocco il 20, un sentierone scassatissimo con pietre smosse tutt'altro che divertente che taglia la forestale in più punti fin giù al rifugio.

L'aroma di carne alla griglia è quasi irresistibile...quasi, mi devo accontentare di una semplice banana, ho orari di rientro molto ristretti.

Lunga risalita su forestale fino di nuovo alla Bassa del Saltello e altro classico impareggiabile verso il Monte Albano, con 5 minuti a spinta.

Le nebbie risalgono minacciose, le Apuane e la Garfagnana ne sono ora avvolte, mentre lato emiliano è ancora ben nitido.

Seguo il semplice sentiero fino a sbucare poco sotto la cappella e al luogo ove i pellegrini erano soliti portare pietre a mò di espiazione, in breve sono di nuovo al Passo delle Radici ahimè perdendo un pò di quota su asfalto per recuperare tempo.

Imbocco il single-track spassoso che in inverno sarebbe il percorso ciaspole di Boscoreale e in un quarto d'ora sono di nuovo a San Geminiano.

38 km x 1500



Fanano, tra laghi e leggende

Quasi 20 gradi a fine novembre, previsto cielo terso e poco nuvoloso in appennino... come non approfittarne con un classico sul nostro crinale in cerca di panorami !?!

In compagnia del Colonnello siamo in sella pimpanti alle 9 da Ospitale, l'incognita maggiore riguarda il vestiario: alla partenza all'ombra fa freschino, ben presto salendo, le prime rampe al sole impongono una rapida cerimonia di svestizione.

Procediamo su asfalto a traffico zero e in un'oretta siamo a Capanno Tassoni, inaspettatamente aperto, non sentendo la necessità di una sosta proseguiamo alla volta del crinale.

Giunti a Croce Arcana incontriamo un manipolo di dhillers scendere per mirtillaie, in lontananza, ormai in vetta allo Spigolino, il gruppo di Toscanacci capitanati dal Pazzo di Lucca. Purtroppo  per vari motivi non riusciremo a raggiungerli, sarà per la prossima!

Solita sosta sulla terrazza panoramica che spazia su tutta la valle del Lima fino all'Abetone e alla Val di Luce, lascio Peppe intento a far merenda e salgo alla Vista del Paradiso per due foto sul crinale del Libro Aperto e del Cimone.

Altri scatti ai cannoni e alla croce del passo e raggiungo il Colonnello dai ripetitori, nebbie ancora innocue risalgono i ripidi pendii dalla Toscana.

Il tratto che conduce allo Scaffaiolo è più scavato del solito, ma sempre spettacolare, l'atmosfera di pace è accentuata dalla totale assenza di escursionisti.

Al lago ne approfittiamo per immortalarci con autoscatti nella quiete surreale che ci circonda, giusto in tempo prima dell'arrivo di nuvole più consistenti.

Scendiamo tra la titubanza di Peppe seguendo la mirtillaia, fradicia ma ben ciclabile evitando i tratti più scavati del sentiero e con un pò di spingismo giungiamo al Passo del Lupo.

Anche il tratto che porta al Passo della Riva è in condizioni estreme, il monsone di scorsa settimana ha creato trincee mai viste lungo la piacevole traccia, le rocce viscide invitano alla cautela, un piede a terra ogni tanto è concesso...

La piana sopra al Lago Pratignano nei pressi di un ruscello è sconvolta dall'accanimento cinghialesco, Beppe opta sempre per la variante peggiore, è sufficiente non seguirlo scegliendo l'altra traiettoria.

La conca del lago riserva il consueto spettacolo, ne approfittiamo per una sosta, quindi decido di mostrare al Colonnello il lato B. Della conca, ovvio...

Ci indirizziamo verso i dirupi sulla valle del Dardagna, ancora presenti i cartelli indicanti il dismesso sentiero per Poggiolforato, deviamo in direzione opposta alla volta della Tana delle Fate.

Il tratto è emozionante, a strapiombo, su rocce sedimentarie che danno origine a strane forme, anche un pò inquietanti, come il Becco dell'Aquila, un trampolino naturale degno delle gesta di Beep Beep e Willy Coyote...

Giunti all'imbocco dell'anfratto naturale, estraggo 2 torce per esplorarlo, purtroppo non è possibile procedere oltre i primi 5 metri, la fenditura è troppo stretta.

"La particolarità del luogo così bello, affascinante e, in certe condizioni, misterioso, ha fatto nascere anche pittoresche leggende, come quella delle fate. Pare, infatti, che le fantastiche creature escano dalla propria grotta chiamata "la tana delle fate", posta lungo il dirupo della "Riva" proprio sotto il "Becco dell'aquila", e vadano a danzare sulle acque del lago".
"Tanto gelose sono le fate e tanto amanti della loro alpestre solitudine, che quando escono dalla loro grotta e si lanciano a danza sul lago, suscitando una nebbia che ravvolge fittamente loro ed il lago, la nebbia appare inconsueta, ambigua, allucinante. Le fate s'affacciano al limite dell'ultima cortina di nebbia, e talmente ammaliano la creatura umana, sì da trar questa ad incantati passi di danza verso le acque. E la creatura viva scivola danzando dentro al lago, e vi profonda dentro: senza dare una voce, essa tocca il freddo dell'acqua, e, dov'è stata inghiottita, li le fate intrecciano la loro danza più fitta. Si dice anzi che una volta una bimba avesse condotto i buoi al pascolo a quelle altezze. Nei pressi del lago si aprono belle radure, ricche di pascoli. Improvvisamente si scatenò un temporale. La pastorella, spaventata, tentò con i buoi la via del ritorno, quand'ecco che, giunta al ciglio del monte, la colse una nebbia fittissima. Tra la nebbia apparvero, sorridenti e tentatrici, le fate. Di slancio, bimba ed animali si affidarono a quelle figure eteree, e le seguirono ansiosamente. Ma li attendevano le acque del lago, dentro le quali scivolarono silenziosamente, come se tutto fosse un mondo fatto di nebbia."

Ne approfittiamo per qualche scatto in cui mi cimento nell'improbabile scalata della liscia parete e rientriamo al lago. 

Procediamo sulla sponda sinistra, le acque lambiscono il sentiero, una breve risalita e siamo alla sbarra.

Optiamo per un anellino decisamente appagante, scendiamo la parte alta del panoramico 405, inedito a Peppe, che regala scorci unici sulla valle dell'Ospitale prima e su Sestola e Fanano in seguito.

La risalita è tranquilla, deviamo salendo attraverso i pascoli del Cinghio di Mezzogiorno e sbuchiamo appena oltre la piana del lago, qualche metro prima dell'imbocco del temuto 409, la direttissima per Ospitale.

Nonostante il fondo viscido, la prima parte è uno spettacolo, si scende avvolti da pinete in ambiente selvaggio.

Giunti al bivio, il tratto che conduce a La Sega è sbarrato, probabilmente in abbandono, scelta quasi obbligata è procedere a sinistra lungo i ripidi tornanti tra rocce infide in quasi totale trekking.

Notiamo il recente passaggio del gruppo toscano, penso che anche per loro funambolici freeriders sia stata un'impresa arrischiarsi in sella buona parte dei passaggi.

Si attraversa un antico sentiero di origini addirittura etrusche (!) e di lì a poco un ponte metallico con travi in legno viscide consente di attraversare a mezz'aria il torrente Ospitale.

Si risale un pò a spinta tra muschio verdeggiante e torrentelli impetuosi sbucando proprio sopra allo stabilimento dell'acqua Monte Cimone.

In breve siamo all'auto a Ospitale.

Mentre sto rabboccando alla fonte, incrociamo il gruppetto Sessantallora con Poul, Marcal, Vanni e Alle provenienza Mirandola, saluti di rito e si rientra in orario decente.

32 km x 1450

lunedì 21 novembre 2016

PAllagano, Bat-Tana & Bifolchi

Buongiorno cari lettori, eccoci giunti all'appuntamento di MTvtB, anche questa settimana è il maltempo a farla da padrone, ci colleghiamo subito col nostro inviato, il GURU, per un resoconto dettagliato della giornata...
ma prima alcuni secondi di pubblicità con i nostri sponsor.




MINI-SPOT 1

Uomo con tuta da lavoro bianca, imbrattata di macchie di vernice, intento a carteggiare una parete.
"Ho quasi finito, manca solo la parte bassa dal battiscopa, poi andrà data una passata"
In avvicinamento, mano nella mano, i 2 inquilini, D&G.
"Diamola subito sta passata!"

Matte l'imbianCHINO, esaudirà ogni vostra richiesta.


MINI-SPOT 2

Uomo in tuta da operaio, al telefono.
"Si pronto, sono Gians, avrei bisogno dei ricambi per la pressa, è urgente"
"Non si preoccupi, 10 minuti e siamo lì"
"Ottimo, espongo il cartello e mi assento un attimo"

TORNIO SUBITO, consegne rapide macchinari per l'industria.



GIOVEDI' 17 NOVEMBRE 2016

"Pare non piova nel bolognese"
"Ok grande ci sono!"
"Ho proprio voglia di bolognese!"
"Si dai dai"
"Gaaassss"
"Verrei ma alle 4 la mia mtb si trasforma in zucca"




VENERDI' 18 NOVEMBRE 2016

Meteo pessimo, piogge insistenti ovunque, in miglioramento da ovest solo in tarda mattinata.
Inutile allontanarsi troppo, propongo un giro dalle parti di Matte a Palagano, ci si aggiorna in tarda serata.
Defezioni a pioggia.
Le previsioni vengono confermate, fuori piove già forte, obiettivamente girare sotto l'acqua con fondo probabilmente pessimo scoraggerebbe chiunque.
Tranne Gians, che adesso può girare solo una volta ogni 15 giorni e Matte, che non può sottrarsi a un giro sotto casa ed è risaputo che ne mia nurmèl...
"Gians 8.15 da me e abbi fede!"



SABATO 19 NOVEMBRE 2016

Notte agitata dal diluvio, mi alzo presto e faccio colazione, messaggi apocalittici di Matte cercano di distogliermi dai miei propositi ritardando la partenza, ultima controllata alle immagini satellitari di MeteoSash e sono giù, pronto con l'enduro zozza, vestito da perfetto palombaro, cuffia da bagno e guanti da fruttivendolo inclusi.

Smette di piovere, scena già vista, arriva Gianni, carico come sempre, anzi oggi di più, in tenuta ironman prima frazione, nuoto.

Classica presentazione dell'itinerario e ostentazione di sicurezza man mano che le nubi paiono diradarsi, preoccupazione per lo stato dei fiumi, il Secchia è impetuoso!
Verso sud inoltre è davvero scuro, probabilmente eviteremo l'Alpesigola per qualcosa di più vicino e riparato, dalla Toscana la perturbazione si infrange sul crinale, le nubi si aprono e verso la collina e la pianura emiliana non si rischia più l'acqua.

Arriviamo nella terra di mezzo, Palagano, il paese dei Matt(e)i, punto il navigatore seguendo correttamente le direttive, ma ovviamente non troviamo la nostra meta...
Quando stiamo ormai per disperare, una colomba bianca col ramoscello d'ulivo in bocca, attira la nostra attenzione (caga sul parabrezza) e ci indica la via.
Un'erta al 20% conduce a Cà Matte, un'oasi di pace sopra il paese, sarà dura al ritorno pedalare fin quassù...

Alla finestra si affaccia un bizzarro individuo dai capezzoli turgidi, l'espressione soddisfatta e un ghigno da matto, simile ad uno spaventapasseri con la scopa infilata nel curry, la colomba terrorizzata scarica di nuovo e scompare, anche i nostri uccelli risentono del trauma e si rintanano per bene.

Siamo arrivati, non piove, fa piuttosto caldo, anche se la visione del novello Giulietto fa venir freddo e infatti dalla stanza, una soave e gentile voce femminile, ordina perentoria "#!@#!!KIUDI!!!@##!"
Scende Matte, presentazioni di rito con CarpiGianni e in breve siam pronti a partire.
Prima parte del percorso, cedo volentieri il ruolo di guru al local, ci si inoltra off-road seguendo sterrate e sentieri inediti, alcuni dei quali proprio Made by Matte.



Riprende un pò a piovere, il terreno è pesante, fradicio, ma la presenza di foglie e la tipologia del percorso scongiura infangamento, anzi, i ripetuti guadi di improvvisi ruscelletti lavano alla perfezione le nostre coperture.


Sbuchiamo ai piedi del Cinghio del Corvo dove possiamo ammirare un bel panorama e la situazione meteo verso il crinale, cassiamo definitivamente il passaggio al Passo Cento Croci e ripieghiamo sulla Valle del Dragone.


Imbocchiamo il TOM, Trail of Mines (sentiero delle miniere al plurale, fosse stato al singolare, sentiero mio)
e dopo un breve tratto a spinta siamo sulla cima del Poggio Bianco al Dragone.


Gianni non è in gran forma, non si sente un drago, peccato, il luogo sarebbe perfetto per l'accoppiamento del fantastico rapace, il terreno era un tempo calda lava sottomarina.
Prima parte scorrevole un pò ripida, giungiamo presto ad una radura e al punto più panoramico a strapiombo sul Dragone, con bella vista sulle ofioliti di Poggio Medola e del Calvario.


Si riprende su rocce viscide e un taglio ripido ci conduce al sentiero del Partigiano Reggiano, un tratto esposto filante come Zucchero, quindi all'imbocco delle miniere nascoste.

Estraiamo le torce e ci trasformiamo in provetti speleologi, Matte adora incunearsi in buchi neri, per lui è già la seconda immersione odierna, avanza con sicurezza nell'antro umido della montagna alla ricerca di pietre preziose.


Un paio di piccoli pipistrelli riposano sotto le luci dei riflettori, i tesori depredati da tempo, non resta niente di utile, usciamo prima che ci crolli tutto addosso.
Poco sotto un'altra rientranza conduce alla bat-tana di Dracula, l'enorme pipistrello solitario ha assoggettato l'intera caverna, ogni tanto qualche femmina passa a trovarlo in cambio di pietre preziose (che bat-tona! che bat-tuta! ND GURU)


Per sicurezza ci allontaniamo velocemente, non vorremmo che si svegliasse in preda ad una crisi di fame e utilizzasse i suoi acuminati canini per succhiarci il sangue, se va bene.
Rientrati sui nostri passi scendiamo fino al ponte sul Dragone, non prima di aver seguito un'altra divertente variante Made in Matte.


Il torrente è ingrossato all'inverosimile, orde di buoi tibetani, più noti come Ka-Yak galleggiano seguendo il corso impetuoso, mentre l'umidità equatoriale è terreno fertile per il nostrano bue muschiato.

Non ci resta che risalire un'oretta fino a imboccare il sentiero dei Pifonchi sopra Frassinoro, con passaggio da Sassatella, località nota per l'eccezionale ristoro con frutta fresca e numerose crostate gentilmente offerte dalle rezdore del paese nel giorno del raduno.


Oggi non c'è nessuno, solo una vecchia pazza che si aggira semi-nuda (vedere per credere...ma anche no!) trasportando un paiolo strabordante sterco di vacca, cosa questa che un pochetto ci fa passare l'appetito...
Alla fonte una breve sosta è comunque necessaria, via la prima banana, Gianni comincia ad avere visioni mistiche e a scambiare il luogo per Piazza Navona e Fontana di Trevi, urge ripartire, al più presto.

Si passa per il centro di Frassinoro, località turistica famosa per la Settimana Matildica e per la Via Crucis Vivente, ci imbattiamo nel local Pifonco che, geloso dei propri sentieri, scaglia un anatema su Gianni: "Oggi con quei copertoni lì sarà dura fare i Pifonchi!"

Consapevoli della malasorte che colpirà inesorabilmente varcandone i confini, ci avviamo alle porte dell'inferno, in ogni caso sempre meglio che a quelle dell'infarto.

L'approccio è stupefacente, il sentiero tiene che è una meraviglia nonostante la presenza di radici saponetta, lo scenario è magico, l'atmosfera novembrina e i colori del tardo autunno sono davvero la panacea delle nostre fatiche.


Ci si inoltra in fitta faggeta intervallata da ombrose pinete, il contrasto tra bosco e sottobosco crea giochi di luce particolari e unici, spesso riflessi nelle limpide pozze formatisi in nottata per le abbondanti piogge e per le nostre recenti spruzzate.


Tutto molto bello e quasi irreale.
Come stregati da tale meraviglia noi 2 guru raddoppiamo le energie, mentre ahimè, la iattura colpisce Gianni che comincia a stentare... effettivamente le sue ruote vanno in difficoltà sui Pifonchi!
Il dedalo di sentieri mi costringe a pre-caricare un'antica traccia di una non ben precisata edizione del raduno, fatto sta che si inizia anche a scendere, finalmente, lungo un tratto spondato tramutatosi in torrente.

Divertimento totale, si riprende a salire guadando ruscelli e stagni, il sentiero si perde spesso coperto da un fitto manto di foglie, la maggior difficoltà consiste nel ritrovare la retta via e nello scalare i rapporti per le tantissime rampe mortali.


Il lavoro dei Pifonchi, va ammesso, è davvero eccezioAnale, passerelle in legno e tratti risistemati sono una manna dal cielo, anche Matte è cotretto ad ammettere la propria inferiorità, soprattutto numerica...(Sono Pifonchi, mica Bifolchi come te... ND GURU)
Si giunge presto in cresta ove scorgiamo il crinale del Cusna e il roccioso promontorio del monte Penna, si scende inesorabilmente in direzione Romanoro per poi risalire con rampe al limite della ciclabilità e oltre verso il Monte Mattioli.


Ora è veramente tosta, ma quando il gioco si fa duro, l'enduro entra in gioco e nonostante qualche problemino meccanico legato all'usura della catena e del pacco pignoni, raggiungo degnamente la cima del piccolo rilievo pelato (in realtà solo un pò stempiato).
Anche Matte è in forma e grazie a un pezzo di barretta e 2 mandorle prosegue imperterrito, CarpiGianni invece non vede l'ora di iniziare la discesa e spezzare la catena (per fortuna non la sua stavolta!) dell'incantesimo maligno.


Con una prima parte in larga mulattiera inizia il tratto forse più entusiasmante, ben presto usciamo dal fitto dei boschi per scendere una comoda traccia che attraversa bucoliche praterie con ampie viste panoramiche.
Il percorso consente derapate al limite del ribaltamento e Matte, novello Me a Kask Lì ne fa le spese, attratto dal verde manto degno di un campo da golf, decide di andare a veder crescere le margherite dalla parte delle radici...


In tutto questo Gianni è divenuto il fotografo ufficiale, la mia macchinetta di riserva si riserva di accendersi, impietosi sono i suoi scatti sul malcapitato guru-for-a-day-ball. (pronuncia foradaiball)
Riprendiamo brevemente l'asfalto per una seconda passata nel centro di Frassinoro, rientriamo direzione Palagano seguendo il Morra Cinese, un percorso off-road molto interessante noto al solo Matte, col passaggio dalle ofioliti di Fuoco e di Sasso, altri tagli (Forbice) e alla fine ben contenti ci diamo il 5 (Mano). Dopo questa ennesima cagata, serve per pulirsi pure la CARTA. Morra Cinese!
Manca poco al Calvario.


Gianni è molto preoccupato, si attende chissà quale erta, in realtà il percorso è in discesa, solo un breve tratto a spinta per salire alla croce di vetta panoramica sulla vallata del Dragone.


Mi avventuro nel solito siparietto guru-coglione su qualche roccetta lavica scopo foto di rito, per poco non vengo sbalzato giù dalle forti raffiche, tra la delusione dei fidi compagni...


Optiamo per la discesa più semplice direzione Lago, evitiamo le scalette di legno viscide, sarebbero state davvero un calvario, una variante finale suggestiva tra i filari di un vigneto e siamo a valle.


Restano poco più di 200 metri di dislivello, ma sono belli ripidi, le forze cominciano a venir meno, ma la fatica è alleviata da fini battute umoristiche ("Hai fatto bene ad osare anche oggi, grande guruuuu!!!" "O so O so" ND GURU)

Dopo attimi di tentennamento, parte la crono-scalata, Matte va subito in fuga approfittando di un salto alla mia catena e si invola verso il traguardo di casa sua giusto in tempo per il coprifuoco, io e Gianni ce la prendiamo con Comodo, il bovaro messicano in siesta che non ha alcuna colpa...

Grazie alle 6 mandorle provvidenziali giungo sul podio insieme a Gianni, il finale è stato il vero calvario!

Stravolti, non prima di una provvidenziale disinfestazione degna di Alcatraz a noi e alle bici, veniamo accolti in casa da eroi e qui ha luogo il miracolo di giornata!
Saliti nell'Eden con solo un pezzetto di ritter al cacao, borraccia semi-vuota e 2 pesciolini mosci, una luce abbagliante dalla suadente voce femminile trasforma l'amaro boccone in squisita pizza riempiendone 4 teglie, l'acqua stantia in fiumi di dissetante birra Forst e i pesci... beh anche quelli si moltiplicano in fretta...(la cancello questa Matte? ND GURU)

La visione è fugace, forse stiamo solo sognando e non ce ne rendiamo conto...ora un coro di due voci femminili intona "Hello Goodbye"... bruscamente a risvegliarci dal torpore ci pensa Matte.
Ci guardiamo intorno, le presenze femminili sono sparite...(è proprio esclusivamente luce per i SUOI occhi ND GURU).
Il nostro ospite, emulo dei primati (intesi come scimmie, non come record... ND GURU) di 2001 Odissea nello Spazio di fronte al Monolite Nero, sta picchiando con violenza contro il forno: "Dobbiamo scaldare la pizza!"
"Beh accendilo, no?"
"Non lo so fare, non l'ho mai fatto...non si fa così!?!"
Minuto di raccoglimento (balle Nd GURU).


Acceso il forno e scaldate le pizze possiamo finalmente brindare al miglior terzo tempo dell'anno e ad una giornata speciale... grazie ancora a Matte e soprattutto alla Santa!
Al banchetto si unisce anche Fabbri, novello biker, che sbirciando tra le foto del giro, pungola Gianni sulla fattibilità di un tratto off-road in cui è sceso di sella.
Non ci restano che i saluti finali e i titoli di coda.


DOMENICA 20 NOVEMBRE 2016


Non si nota, ma Fabbri ha alzato il dito medio!


Vans, magrebino onorario, positivo al nebbiolone dopo l'ultimo podio a Magreta.


PS 51 km x 2050








































venerdì 18 novembre 2016

Aulla - Werewalls of tomtom

Sottofondo musicale consigliato: "Werewolves of London" di Warren Zevon (tanto per giustificare il titolo del post... ND GURU)

I) IN PRINCIPIO

"Svegliati!"
"...zzz...ronf..."
"Svegliati profeta!"
"...zzz...ronf..."
"Svegliati guida dei popoli!"
"...zzz...ronf..."
"Va bene...sveglia Ash, ho una nuova traccia per te!"
"Eh!?!" "Dove?" "Come?" "Quando?" "Chi sei?"
"Io sono colui che è"
"...zzz..."
"Va bene Ash... sono il tuo spacciatore onirico di percorsi, in sintesi puoi chiamarmi tranquillamente Dio"
"Wow, sapevo che prima o poi ti avrei incontrato... mi pareva di averti intravisto l'altro giorno appena superati i 4k di dislivello, ma pensavo fosse più l'effetto della carenza d'ossigeno e dei gel anti-crampo scaduti..."
"Uhm, non divaghiamo"
"Certo Dio, dimmi tutto."
"Sono qui per affidarti una missione di vitale importanza per l'intera umanità"
"Addirittura. Più del Giro del Similaun in giornata?"
"Si. Come tu ben saprai, sei l'incarnazione vivente del detto di mio figlio: "nessun profeta in patria", infatti ormai nessuno segue più i tuoi sermoni e devi trovare adepti lontano dalle tue terre"
"E dire che è risaputo che la via più sicura non è quella diretta..."
"E' anche detto: "La via dell'Inferno è lastricata di buone intenzionie (se permetti me ne intendo) direi che nel tuo caso calzi a pennello."
 "Fosse lastricata sarebbe già un passo avanti..."
"Ash, mi pare di averti già detto di non divagare..."
"Su Dio, toglimi un'ultima curiosità... quando il demone dell'explo mi assale, tu c'entri qualcosa?"
"Curioso, mi ha chiesto la stessa cosa mio figlio durante la sua transdesertica di 40 giorni... un tizio gli avrebbe offerto un intruglio per trasformare sassi in integratori speciali per colmare la sete e la fame."
"Interessante, hai un suo contatto facebook?"
"Ovviamente no, smettila di interrompermi, mio figlio è ben più lungimirante di te e non ha bisogno di banali mezzi informatici per comunicare alle masse. Dicevo, ha rifiutato l'intruglio, mandandolo al diavolo. L'essere però, ostinato, si ripresenta sulla cima più alta dell'intero percorso e gli mostra il salto nel vuoto più estremo che si possa immaginare. Per tentarlo offre in dono una speciale tuta alare in grado di rendere l'atterraggio sicuro e confortevole."

Atterraggio sicuro e confortevole


"Tuo figlio ha partecipato alla Red Bull Rampage? Che forza!"
"Ehm...no, si è negato anche questa seconda opportunità, non è nella sua natura mettersi in mostra... e più tardi il cornuto ricompare. Gli mostra un'estensione infinita di crinali, vallate, fiumi e gli promette di regalargli tutto questo ben di Dio solamente in cambio di un ringraziamento."
"Tutto il bike park delle Foreste Casentinesi in cambio di una scritta in corsivo Times New Roman nei titoli di coda del video? Avrà pur accettato stavolta !?!"

Tipico paesaggio romagnolo (diga di Ridracoli)

 "Chiaramente no. Non poteva vendergli ciò che è mio! E così, grazie al mio aiuto, per i successivi giorni potè continuare indisturbato nel suo incedere, scevro da qualsiasi altra tentazione..."
"Come no!?! Io l'avrei crocefisso per molto meno! Ma, almeno, ha registrato tutto, esiste una traccia GPS?"
"Ti stavo dicendo che sto per affidarti un compito urgente."
"Ah vero, giusto, scusami Dio"


II) LA TRACCIA

E così Dio mostrò all'intraprendente Ash l'impresa che avrebbe dovuto affrontare.
In quegli anni il Mondo delle 2 ruote era sconvolto da turbamenti politici, sociali ed economici. Era necessaria una rivoluzione per ripristinare un accettabile stato delle cose, un ritorno alle origini che avrebbe reso di nuovo la Terra un luogo per cui valesse la pena di faticare.
Era fondamentale una nuova alleanza con The Forger, il Creatore, purificare l'eidos di bicicletta da tutte le nuove forme di idolatrie e tornare all'essenza stessa della pedalata.

Sarebbe stato sufficiente trasferire l'aria pura ligure in terra emiliana, sotto forma di una tipica pianta mediterranea. Come la colomba della pace è portatrice di un rametto d'ulivo, così il portatore del verbo di Dio, digitalizzato in formato .gpx, dovrà riportare nelle terre pagane, atee e comuniste, un bel fascio di rosmarino. Che bella metafora...

Per facilitare l'impresa, l'intervento divino consisteva semplicemente in un nuovo Diluvio Universale.

Lo stato di tutti i sentieri durante il Diluvio Universale, escluso in Liguria
A maggio, quando nessuno più si attendeva di dover rimettere su i Muddy Mary sia all'anteriore che al posteriore e le Fat Bike erano un lontano ricordo dei tempi che furono, ormai imbracciate esclusivamente dai più intransigenti estremisti della dottrina eretica manicheista (da qui il detto "avere un gran manico" per definire i Fat bikers).

E per tutti i primi 40 giorni di maggio piovve ovunque, tranne in Liguria.

Il compito del nostro prode poteva essere riassunto in poche righe, ma visto che non ho una cippa da fare, mi dilungo, scusandomi con l'incauto lettore che si è soffermato su questa inutile pagina di un inutile blog di un inutile individuo. (cit. A.Manzoni)

E così Dio prese la mano di Ash e gli fece tracciare un percorso inedito per salvare l'umanità dall'umidità o viceversa. Naturalmente il giovane, scusate il gioco di parole, si fece prendere facilmente la mano e tracciò ben 57 varianti all'itinerario. Tutte cassate (pronuncia modenese).
Unica certezza, meta in Liguria.

La versione beta della traccia

La versione definitiva venne celata all'insaputa del giovane all'interno di una cartella nascosta del fido Oregon col nome cifrato, che ne avrebbe in ogni caso scoraggiato l'apertura, "noiosa_ciclabile_del_po.gpx".
Inoltre per l'impresa era necessaria la presenza di almeno un paio di inconsapevoli compagni d'avventura e qui, davvero, l'impresa nel reperirli si faceva ardua.
Nell'elenco contatti del nostro eroe solo 2 "amici" non l'avevano ancora messo in black-list, una certa Lisa e un certo Raf.
Lisa in missione incognita intenta nelle pulizie del Secret Spot
Ma nonostante le risorse universalmente riconosciute di cui disponessero, la loro presenza, benchè necessaria, non sarebbe stata sufficiente.
Per un'opera divina e per la riuscita di un'impresa disperata, serviva la Fede.

La Fede ti aiuta nei momenti di difficoltà

L'angelo della morte apparve sotto mentite spoglie ai futuri partecipanti ingaggiandoli promettendo loro fortune inestimabili (ossia dal valore nullo) e la compagnia pareva dunque ormai costituita. I tempi dell'impresa decisamente incerti, la traccia ancora celata, il ritrovo previsto la mattina seguente alle porte degli inferi (casello Modenna nord).


III) E FU SERA E FU MATTINA

Nella notte però il Diavolo riapparve per ostacolare i piani divini.
A Lisa nella forma di un fastidioso mal di schiena e di un piccolo alien inserito nella cartilagine del ginocchio sano, a Raf semplicemente nella birra sotto forma di alcool puro (e dire che la nuova etichetta della Moretti col baffo caprino poteva destare notevoli sospetti...)
La mattina seguente Lisa riuscì a debellare il male tramite compresse di Mirto associato a Lentisco, nota pianta officinale sarda che ha come effetto collaterale il rallentamento di ogni pedalata in salita del biker, come poi vedremo in seguito...
Per Raf invece non ci fu nulla da fare, malgrado il valoroso sforzo della recluta di inviare un SOS/SMS di commiato, i fumi dell'alcool ne ottenebrarono l'ardire, trincerandolo nei suoi sogni di gloria in un comodo letto.
Infine, il diavolo tentatore apparve ignudo al cospetto dell'ultima recluta, ma quest'ultima, Fede cieca nell'enduro, non vide null'altro di enduro e indisturbata dormì beata...
Superfluo per il demone tentare Ash anzitempo, per lui sarebbe stato sufficiente attenderlo al varco lungo il percorso proponendo sentieri non presenti sul GPS.

Al ritrovo i 3 attendevano Raf, ignari della dipartita di quest'ultimo. L'Arca Blu era pronta, le bighe ben scompattate e accatastate per far posto al quarto compagno, i topi (d'auto) uscivano dalle fogne strabordanti del parcheggio imboscato.
Prontamente la voce di Dio invitò la compagnia a non attendere oltre, il pericolo era in agguato e ormai deciso a colpire, le casse di espansione di Campogalliano sempre più piene avevano già affogato i primogeniti degli emiliani.
La cometa apparve in cielo, la rotta ben delineata, l'Arca ruppe gli ormeggi e salpò giusto in tempo.

Il viaggio procedette tranquillo, a parte una sosta per procurarsi viveri, rabboccare carburante, aggiungere propulsore, separare i gatti siamesi, picchiare il pitbull che rincorreva la gallina (menare il can per l'aia) e aspergere di deodorante al pecorino sciolto e ammuffito la sala manovre.

Ma la Fede fu incrollabile anche di fronte a questo.

E ora, veniamo al presente...

IV) AULLA 

A un certo punto le acque si ritirano, in lontananza, oltre le isole affioranti costituite dalle vette appenniniche parmensi e da quelle più impervie delle Alpi Apuane, compaiono lembi verdi di terre vergini e colline lussureggianti di vegetazione. Poco oltre, incantevole e incontaminato, di un maldiviano nonchè corallinico blu sgargiante, il mar Ligure.
Abbacinati da tale visione, i nostri emuli odissei messaggeri scaricati da un collo di bottiglia, perdono la bussola e seguono le sirene. Di un'ambulanza. Accortisi dell'errore e dell'errare, l'intervento divino sotto forma di Tom Tom corregge e inverte la rotta e riporta il gruppo sulla retta via, in cerca dello Start di traccia e dei muri da scalare (Ash) da saltare (Lisa) da evitare (Fede).
In breve ci si ritrova in uno spartano parcheggio, la temperatura è gradevole e il sole già scalda, lontani eoni sono le fulminee umide tempeste emiliane.
Si preparano al meglio le cavalcature, il castello di Aulla è sicuramente degno di tornei dove giostrare al cospetto di un pubblico sognante ed esigente... il sole picchia, gli effetti si notano... l'Oregon si accende autonomamente e converte "noiosa_ciclabile_del_po.gpx" in "current_track.gpx".

Il castello di Aulla

L'emozione è totale. Abbiamo la traccia!
Come moderni pellegrini in cerca di redenzione lungo un arduo percorso di rinnovamento interiore, seguiremo per gran parte la Via Francigena.
Controllo i waypoint, l'altimetria e il chilometraggio...pare abbordabile, strano.
Si inizia a salire con modeste pendenze su asfalto, in breve siamo alle porte del borgo arroccato di Bibola, luogo natale di un famoso cantautore ligure dotato di una avveniristica e-bike, il "cavaliere elettrico" Massimo Bibola. Tutto fila liscio.

Bibola, quota 378, antico borgo raggiunto dalla via Francigena.
Si comincia a salire su sterrato, ma per ora niente di impossibile, anzi è tempo di allargare i nostri orizzonti e volgere lo sguardo altrove.

Le vette delle Apuane

La sterrata che porta al Monte Grosso
La strada dopo un anonimo tratto in discesa e poi su asfalto in salita, finalmente si fa dura, il primo muro si para di fronte a noi. Una bazzecola, rispetto al successivo.

Prime rampe ripide (20%) e primi effetti del lentischio salendo verso Monte Grosso
Quello che notiamo respirando a pieni polmoni è l'aria salubre, ci si ritempra in un attimo, inoltre la vegetazione rigogliosa e la diffusa fioritura sono una gioia per gli occhi.
Al termine di altre rampe mortali che solo i più arditi possono osare, inizia la prima discesa di giornata, un bel single track con un unico punto critico che in tempi passati disarcionò valorosi cavalieri e Principi.

Il Principe Casarein del Ducato di ParmaReggio disarcionato nella giostra invernale
Al termine del primo tratto tecnico di giornata si giunge al quadrivio di Vecchietto, luogo in cui torneremo a fine giornata, se Dio ce la manda buona.


La via Francigena in direzione opposta conduce a Ponzano Superiore, buone parole furono spese al riguardo di tale tratta; una passata è necessaria: da novello San Tommaso, se non vedo, non credo.
Poco oltre, passato un tornante, ecco presentarsi la prima insidia di giornata.
Un cavallo meccanico di enormi dimensioni, portatore di malattie pandemiche quali il tetano e la cenere (italianizzazione di ash), sbarra la strada alla nostra compagnia.
Emulo delle imprese di Don Quixote che in sella a Ronzinante sfidava avversità estreme (...) mi scaglio contro l'orrenda bestia e dopo singolar tenzone ho la meglio.
Le pulzelle sono salve e si congratulano con l'eroe, sedata, la fiera è innocua e può essere cavalcata, con la giusta Fede.

Le varie fasi dello scontro col mostro meccanico.
Scampati al pericolo, la traccia ora indica poco più di 300 metri all'inizio della bella discesa, ma ecco, improvviso, comparire sulla spalla destra, l'immancabile Demone dell'Explo.
Controllo la traccia sul GPS e noto poco più avanti tratteggiata una valida variante per evitare non meno di 35/40 metri di sterrata in discesa... il diavoletto però mi fa notare immediatamente sulla destra un'invisibile traccia segnata dalle ruotone di moto enduro. Variante alla variante, impossibile resistere, tanto più che sulle openmtbmaps non ve n'è neanche l'ombra.
L'intervento divino fa sì che sulla spalla sinistra appaia l'angioletto e mi indichi un'escursionista in compagnia di un timido cagnone. La ragazza scende nella nostra direzione e ci saluta gentilmente, mentre il quadrupede, nonostante le attenzioni e le coccole di Lisa, resta timoroso e scatta furtivo lontano da noi. Chiedo informazioni riguardo il sentierino, la giovine local, perplessa, ci domanda se abbiamo intenzione di scendere da lì...anch'essa non conosce la tratta.
Doppia libidine, traccia fantasma, sconosciuta dai local...Bobi di nuovo si avvicina e di nuovo fugge lontano, scomparendo alla vista, insieme all'angioletto della spalla sinistra.
Direi che fosse abbastanza chiaro come avvertimento, ma ciò che mi guida nelle avventure non è il senno di poi, più verosimilmente paragonerei il mio incedere a un fuori di senno...
Dispersi tra guadi fangosi e tratti a spinta riusciamo a stento nel recuperare la carrabile, stavolta anche la Fede vacilla, Lisa stranamente pare molto tranquilla, capirò in seguito che ha avvistato una rarissima varietà di Fangoisea Sporadica e ne ha estratto una particolare linfa, generico della morfina...


(CONTINUA...)

(Questo manoscritto è stato rinvenuto in data 18/11/2016, il finale è incompiuto, perso nei recessi misteriosi del tempo... i protagonisti, però, pare abbiano salvato il mondo e siano attualmente vivi e in buona salute. Tranne Raf. ahahah ND GURU)




























giovedì 17 novembre 2016

(Marc)Altissimo, Poulissimo, Cazzutissimo!

(si ringrazia sentitamente Gians per l'ispirazione al titolo ND GURU)




Eccoci finalmente alla vigilia dell'appuntamento più importante della settimana, l'unico motivo che spinge il biker a farsi (o a far finta) il mazzo al lavoro e a ottemperare ai noiosi obblighi coniugali, con annessi e connessi regalini di varia natura e costante depressione al portafoglio...l'escursione in mtb del sabato!

Tra defezioni varie e partecipazione da parte di qualcuno a non ben precisati riti di accoppiamento tantra, ci ritroviamo in 3, che per i miei standard non è numero perfetto (che è 1 ovviamente) ma partecipazione assai numerosa... io, al solito onnipresente e onnipotente, Poul con la nuova Scott 720 e Marcal nei panni dell' ignara vittima sacrificale.

Piogge diffuse al venerdì, ma sereno e cielo limpido previsto per la giornata successiva invogliano a salire in Alto Garda, destinazione Monte Altissimo di Nago.

Lungo il tragitto scorgiamo un lievissimo strato di neve, "una leggera spolverata", ad alte quote, per cui siam certi che non ci saranno problemi di sorta, la ciclabilità è assicurata ahahah!


La cresta del Cornetto al Bondone (fatta con Matte, Giuly e Vanni) appena innevata

Alla partenza, nonostante il freddo, da buon Catalano DOC, Marcal si presenta in costume perizomato leopardato ed espadrillas con le tacchette Shimano, ben presto però la tercera pierna avverte sintomi da congelamento e si rintana al caldo dove non batte il sole, dando origine ad un ben celato caso di ermafroditismo, poco gradito (penso) al malcapitato rappresentante iberico.
Il successivo defilè ci consegna un Marcal cambiato (...) in tenuta invernale Sessantallora con bandana in lana merinos.

Poul, intanto, sta fotografando la sua nuova Scott 720.

Ci avviamo a fare una breve colazione per scongelare le preoccupanti stalattiti che scendono dalla folta chioma di Marcal e dopo aver colto sul fatto la barista nel tentativo di fregarmi il resto di 4 euro (corrispondenti a 2 camere d'aria semi-nuove! cn me non poteva avere scampo...) siamo pronti e belli pimpanti, almeno io e Poul. 

Marcal mi ringrazia per la colazione, rispondo con una frase che diverrà testata d'angolo su cui costruire questo racconto: "Aspetta a ringraziarmi a fine giro...".

Il lago, sotto di noi, è un'infinita distesa blu, giornata davvero stupenda, tutto pare ravvicinato e più bello del solito, anche Poul, che, intanto, sta fotografando la sua nuova Scott 720.




Peccato che la salita a nord in costante ombra non sia proprio riscaldante, nonostante le pendenze elevate (16%) che contrastano un filino con la mia presentazione del percorso, fatichiamo a carburare e ogni tanto un colpo di scalpello ai ghiaccioli di Marcal è cosa buona e giusta.

Le tentiamo tutte per scaldarlo, chi gli dà del Colombiano, chi dello sporco Madrileno, chi gli chiede numi sui principali eventi storici catalani dalla preistoria al futuro prossimo... ma niente, oggi non è proprio giornata!

Resti di fortificazioni, arroccamenti e costruzioni della Grande Guerra fanno da interessante contorno al nostro incedere, qua si è combattuto nei pressi di Doss Casina e il Sentiero della Pace, a perenne ricordo, in alcuni tratti scorre all'interno di trincee restaurate recentemente, ben ciclabile.

Poul, intanto, sta fotografando la sua nuova Scott 720.




Raggiungiamo e superiamo il primo biker che arranca mestamente in salita, andatura traballante e biglietto pronto alla vidimazione in attesa del passaggio del furgone porta-dhillers krukki.
Notiamo che il poveraccio, stremato, si appoggia con troppa foga alla pensilina sita poco oltre e perdendo l'equilibrio cade al suolo, frantumandosi come una statua di ghiaccio è solita fare in questi casi.

Proseguiamo incuranti del tutto, sapendo che il freddo può giocare brutti scherzi alla vista, diamo un controllo al vispo colorito di Marcal e in breve giungiamo al punto panoramico con roccetta che ogni anno scalo per essere immortalato nelle più svariate posizioni da perfetto guru coglione.




Marcal in siesta sulla panchina al sole pare rianimarsi, alzandosi lascia al suolo una pozza d'acqua da disgelo e qualche fossile sulle travi in legno.

Poul, intanto, sta fotografando la sua nuova Scott 720.

Su asfalto, nei tornanti meno esposti, comincia a formarsi un'inquietanto strato di scivoloso ghiacciolino, poco pratici ci avventuriamo cauti come un gatto di fronte ad una pozzanghera, ma niente, il terreno è davvero ostile e Poul scivola e va a gambe all'aria tanto per rompere il ghiaccio. 
Da buon scarafaggio rovesciato intona"Help!", ma io, nel mentre, lo sto immortalando con la sua nuova Scott da una suggestiva prospettiva e non posso intervenire...




Marcal monta le catene da neve e sommessamente mormora fr-fr-fr-fr-fr-io, da par mio son contento che anche in difficoltà la sua natura di freerider venga fuori (questa è sottile come lo strato di ghiaccio ND GURU).




Ci accordiamo per una tregua col generale inverno (che è più ragionevole del Colonnello Trucchia) nei pressi della baita sotto i prati di Nago, dove è in corso un'esibizione di krukki acrobati sulla neve, ovviamente per loro fatica zero, sono saliti furgonati, noi frigomorti, o quasi.




Poul, prima di tornare a fotografare la sua nuova Scott 720, cede in cambio di favori non ben precisati un paio di solette riscaldanti long life a Marcal, il quale, totalmente inesperto, le ingoia.
Riusciamo tramite forti colpi allo sterno a fargli espellere il tutto, compreso la colazione e un paio di fette di torte mal digerite in fiera e con calma olimpica e pazienza infinita, lo seguiamo passo passo nella non facile applicazione della soletta.
Non fosse che i geloni ai suoi piedi ci impediscono di togliergli le scarpe, e la soluzione drastica, beh, per il bene di un hombre questo e altro, un pò di pioggia dorata calda e tutto è risolto!



Stremati dall'operazione ingoio la prima banana, mentre Poul fotografa la sua nuova Scott 720.

Ripartiamo e raggiungiamo un secondo gruppo di biker, di origini bresciane, intenzionati a salire sull'Altissimo senza sapere esattamente a cosa stiano per andare incontro salendo per oltre 2 ore bici in spalla in mezzo a neve e ghiaccio.
Il terreno è ormai completamente ricoperto di un infido manto bianco e le fatiche raddoppiano, fino a quota 1550 riusciamo bene o male a pedalare, in seguito è praticamente impossibile.




Poul si fa un selfie con la sua nuova Scott 720 in spalla e poi sprofonda fino ai capelli (...) nella neve, Marcal, ormai un ghiacciolo semovente commovente, con scatto d'orgoglio procede scavando nuove trincee utilizzando in frontino come perno e bastone per la traballante avanzata.

Siamo a una sella, abbandonata da qualche caval...ehm no, questa è un'altra storia...(http://blogsuperash.blogspot.it/2016/11/gola-del-furlo.html) alla sella del Varagna, riscaldata da un agognato sole, il GPM odierno a quota 1720 dopo il rapido aggiornamento del mio GPX mentale, il percorso ora prevede discesa verso Malga Campei per recuperare ossigeno e un minimo di tepore.

Non è stata tanto la faccia stravolta di Marcal a farmi cambiare piani, non sono certo uno che si intenerisce per così poco, quanto soprattutto la possibilità che Poul si potesse fermare sull'Altissimo a scattare foto meravigliose della sua nuova Scott 720...ecco, sono più uno che gode nel far soffrire il prossimo (confermo! ND GURU).



Avanti il prossimo!


FINE PRIMA PARTE


INTERVALLO

SPOT 1

Musica in sottofondo di Vangelis da Blade Runner, una metropoli futuristica avvolta nel grigiore prodotto dalle proprie tossiche emissioni, suggestive riprese dall'alto.
Planata verso il cuore pulsante incancrenito del quartiere cinese, tra maleodoranti olezzi e sciatta architettura etnico post-industriale.
Persone senza volto chine nelle loro immutevoli logoranti attività, immuni a qualsiasi distrazione, brusio e vociare attutito dalla pioggia, desolazione e disperazione.
Una lievissima luce, quasi indistinguibile, viene riflessa dalla telecamera, ormai in planata, verso un punto ben preciso al suolo.
Il volto lercio, la bocca in parte sdentata semiaperta per lo stupore , i capelli nero corvino macchiati dal fango.
La fragile sagoma del ragazzino si fa via via più distinta, illuminata da una luce verde in deciso avvicinamento.
Un sorriso si incunea tra le sue aride labbra, labbra di adulto, gli scuri occhi grandi che hanno già visto troppo si rianimano e tornano bambini.
E' avvolto completamente da questa magica aurea verde di vita, intento a fissare con gratitudine la fonte dell'improvviso mutamento.
Unico piano-sequenza, la camera con ossessiva lentezza si allarga puntando ad inquadrare l'origine del tutto.
Sono attimi emozionanti, il tempo si è praticamente fermato, in slow-motion si inquadrano le gocce di pioggia giungere lentamente a destinazione, non prima di aver riflesso un' impercettibile sagoma dai lineamenti perfetti.
E poi il gran finale, un'esplosione di luce et voilà, la NUOVA SCOTT 720 di POUL!!!
Segue un'estenuante proiezione di scatti con Poul nelle pose più disperate, anche sotto la doccia, nudo, coperto dal solo freno a disco.
In dissolvenza, Poul ha caricato sulla sella il ragazzino cinese e si sta avviando, pedalando in scioltezza a mezz'aria verso un mondo migliore, la Grande Luna. (Scena che ricorda vagamente ET "telefono casa", "pronto Poul?" "ehm...si arrivo un pò tardino...", "pronto Paul?" "ehm si arrivo alle 8.15" "Ma non avevi detto 7.30" "Prima, adesso 8.15" tu-tu-tu-tu... nd GURU).
Titoli di coda. Regia di Ridley SCOTT 720.
Prossimamente nei migliori cinema!


SPOT 2

Musica di bonghi africani e ukulele.
Guru che mangia banane in continuazione.
Stacco.
Zoomata sulla marca della banana CiGuida TM.
Stacco.
Tabella riassuntiva delle proprietà caloriche ed energetiche e dei benefici associati.
20 km e 900 metri di dislivello con una banana, emissioni zero o quasi e in ogni caso solo una volta al giorno.
Guru sorride e fa il segno dell'OK con la mano, con l'altra mangia una banana.
Dissolvenza su fondo nero.
Messaggio subliminale scritto in giallo: "Non andare in banana, ingoiala prima!"


SPOT 3

Inno nazionale spagnolo, privo di testo.
Bandiera a tutto schermo a bande orizzontali esterne rosse, grande campo interno amarillo.
E' assente lo stemma reale, si nota solo un puntino nero infinitesimo al centro un pò spostato a sinistra.
Zoom rapido fino ad inquadrare un individuo in completo Sessantallora con bandana in lana merinos, totalmente blu, congelato.
Ulteriore zoom verso un punto microscopico al centro un pò in basso, lente che vede attraverso i vestiti, VM18, un involucro in lattice emanante luce calda e tepore lo avvolge.
Da minuscolo torna normale, pulsa, continua la crescita, impressionante.
Il calore si irradia a tutto il corpo, si inquadra il soggetto, apre gli occhi, sorride appagato.
"Markuel e ti senti un Re".
Zoom sulla bandiera, ora il soggetto fa parte dello stemma reale.
Finale in crescendo dell'inno.

FINE INTERVALLO
SECONDA PARTE

Di fronte a noi la bucolica conca innevata del Varagna, in lontananza, con la magnifica cornice della valle dell'Adige e della cresta che si estende dallo Stivo al Bondone, dalla minuscola struttura di Malga Campei provengono invitanti segnali di fumo (t.o.r.t.e.a.p.p.e.n.a.s.f.o.r.n.a.t.e.g.n.o.c.c.h.i.b.o.l.l.e.n.t.i.g.n.o.c.c.h.e.c.a.l.i.e.n.t.i...) che paiono attrarre, chi per un verso, chi per l'altro, le nostre attenzioni.

Alle spalle, altissimo è ...l'Altissimo, altrettanto innevato e ghiacciato nel suo versante a nord: rimandiamo la scalata a migliori fortune, altresì decido di evitare la breve tratta a spinta che ci avrebbe condotto a Bocca Poltrane e allo stupendo mezzacosta verso il Rifugio Graziani.

I preparativi per la prima discesa di giornata consentono a Marcal un breve sollievo, da buon sci-alpinista rimuove le pelli di separatista basco che aveva assicurato sotto i copertoni e affila per bene i tasselli a mo di lamina, il guru si sistema con precisione le protezioni per evitare inforcate, mentre Paul... avvia la Go-Pro per un paio di video con la sua nuova Scott 720 (infatti punta l'obiettivo ad altezza telaio... ND GURU).

Si parte cercando di seguire il sentiero, ben presto l'eccessivo accumulo di neve lungo la traccia evidente ci spinge a liberarci da ogni vincolo, ci si butta letteralmente giù per il pendio innevato in una discesa emozionante e assolutamente non proibitiva fino alle prime roccette e al boschetto a valle.

E qui son dolori. Dobbiamo incunearci tra massi sporgenti in uno stretto e ripido pendio semi-ghiacciato, al confronto il Canalone Miramonti della 3Tre di Madonna di Campiglio è una ciclabile che anche l'Alle... e così si dà il via alla danza.
Con la consueta leggiadria e uno stile da far invidia a Balù, il Guru avanza intrepido da apripista, ma il pericolo è in agguato sotto forma di stalagmiti affioranti e radici traditrici.
La combinazione delle due forza avverse causa quasi un'inforcata classica, ma la prontezza di riflesso e le notevoli doti di equilibrista (oltre che di arrampicatore di specchi... ND GURU) mi evitano il peggio e con l'utilizzo di un bastoncino che si piega nell'urto riesco miracolosamente a salvarmi, anche se all'intertempo giungo con un certo distacco da Gustavo Thoeni...

Poul ovviamente, tra un telaio e una serie sterzo della sua nuova Scott 720, riesce a immortalare la prodezza e a giubilare per l'esito positivo (certo, certo... ND GURU).

In breve io e Poul giungiamo al traguardo di Malga Campei, con distacchi minimi. Nessuna traccia o notizia di Marcal.
Nell'attesa preparo tutti gli itinerari per il 2017, mentre Poul, beh lo sapete già...

Poi comincia ad arrivare roba in quest’ordine: dopo un’ora e venti un pedale con scarpetta incorporata. Dopo un’ora e settanta esatte cerchioni e barilotto di Cordiale tipo Cane San Bernardo, poi una ciocca di capelli, due molari e l’indice della mano sinistra. E finalmente, in un silenzio orrendo, a notte fonda, Marcal a pelle di leone. Crede di essere il Comandante Nobile nell’inferno del Polo Nord (cit. Fantozzi).

Entriamo al caldo del rifugio dove una megera ci saluta con esagerata cordialità.
In cucina scorgo un calderone fumante e ampolle multicolori sulle scaffalature. Un gatto nero, sul tavolo, sbuffa minaccioso e ingoia un pipistrello morto.
Ci accomodiamo irretiti dal tepore e dai fumi oppiacei, chiediamo il menù o libro degli ingredienti, ci viene negato...

Poul, dimentico della sua Scott 720, e Marcal ordinano Punch bollente e il piatto della casa, una brodaglia ustionante. Io, per sicurezza, una birra piccola ghiacciata e una banana.
Ci vengono offerte, come aperitivo, delle enormi uova sode...ho un vago presentimento.
Al termine del pasto i miei due compagni paiono ubriachi , quasi drogati (quindi nei loro standard...ND GURU) e vengono dirottati dalla strega in un locale in fondo a destra... gatto ci cova, il felino si adagia su altre uova di struzzo. 

La megera esce poco dopo, con un bastone attorcigliato sulla cui punta è incastonata una pietra nera, è la resa dei conti.
Rendo appunto 100 euro come conto (battutona...ND GURU) pur di non essere nemmeno sfiorato e urlo a gran voce "Poul ti stanno rubando la tua nuova Scott 720! Marcal c'è Cristiano Ronaldo che sta pisciando sulla bandiera del Barcellona!" e sveglio i due dal torpore magico cui erano imprigionati.

Entrambi, precipitosamente, escono dalla baita e inforcano i mezzi giù per il ripido tratturo disseminato di sassolini bianchi. 
La strega urla disperata maledizioni, il gatto nero si tocca i maroni... Ma questa è un'altra storia.

FINE SECONDA PARTE.


INTERVALLO

SPOT 4

Paesaggi mozzafiato, montagne, laghi, boschi, pascoli, rifugi accoglienti,ruscelli, cascate in rapida successione.
Cielo azzurro e limpido, voce fuori campo: "Nelle migliori condizioni..."

Mutamento radicale.

Argini, fango al suolo, fossati melmosi, nebbie dense, alberi spogli, ruderi, traffico, crossodromi in altrettanto rapida successione.
Cielo plumbeo, visibilità ridotta, voce fuori campo: "...e nelle peggiori..."

Attimo di suspance, schermo nero che in dissolvenza in entrata si tramuta in verde fluorescente, voce fuori campo: "...La nuova Scott 720 non ti abbandonerà mai!"

Seguono carrellate di foto di Poul in compagnia del suo nuovo migliore amico verde-nero, mentre giocano...


SPOT 5

Schermo nero, scritte bianche luminose,voce fuori campo.
"Hai problemi di tenuta?"
"Hai problemi di frenata?"
"Hai problemi al cambio?"
"Hai problemi alla forcella e all'ammortizzatore?"
"Hai la ruota imberlata e 2 raggi rotti?"
"Hai i copertoni senza tasselli e senza lattice?"
"Hai lo sterzo bloccato e i cuscinetti usurati?"
"Hai la catena secca e le boccole insabbiate?"
"Hai il reggi-sella telescopico fisso al minimo?"
"Hai il GPS fuori uso o non sai usarlo perchè da piccolo hai battuto la testa come Matte?"
"Hai dimenticato la camera d'aria di scorta e sei rimasto con sole 2 pezze (al culo, tra l'altro)?"
"Hai dimenticato borraccia, panini e portafoglio?"

Minuto di silenzio con sottofondo "Marcia Funebre" di Chopin, in modo che il biker si renda conto di avere almeno uno dei problemi sopraelencati.

Flash bianco, scritte in nero, musica "Inno alla Gioia" di LudovicoVan.
"Niente paura, ci pensa il GURU, il meccanico di MERDA!
Grazie alla sua esperienza ti mostrerà come ignorare ogni avvisaglia di rottura e pedalare in tutta tranquillità con un'enduro del 2010 di seconda mano mai revisionata!"
"Chiama il GURU, risolverà ogni tuo problema."
RIP.


SPOT 6

Musica in sottofondo da mariachi.
Un biker in completo Sessantalora, pedala con estrema difficoltà avvolto da bufere di vento, si volta verso la telecamera e intona:
« È un mondo difficile... È vita intensa. Felicità a momenti, e futuro incerto.»
Si ferma ad una panchina al riparo dal vento e si applica con estrema difficoltà una soletta riscaldante, si volta e intona:
« Il fuoco e l'acqua, concerto e calma, sonata di vento.
E nostra piccola vita, e nostro grande cuore. »
Riparte, sulla neve e il ghiaccio, rimane in equilibrio con estrema difficoltà, si gira e intona: 
« Non posso convincere il mio cuore
se io non ho dubbi e sono sicuro che lui ha tutta la ragione
non ucciderò questa sensazione.»
Attraversa un tratto di bici a spinta, sprofonda nella neve, arranca, ma riesce a girarsi e intona:
« si, io la voglio, la desidero anche se mi provoca dolore
non voglio soffrire ma sono qui
sto soffrendo e non mi pento soffro per colpa del coglione.»

Flash, dito congelato che fuoriesce dai guantini da stradista marcati Sessantalora e indica il GURU, dai lineamenti diabolici e dal ghigno beffardo.

Si rivolge a un compagno per ora ignorato dalle telecamere, il quale è intento nel fotografare la sua nuova Scott 720, e con estrema difficoltà, la voce roca, intona:
« se mi tradisce e mi abbandona quando sono solo
non sappiamo bene tra me e te
e nonostante sembri che non abbia colpa, la colpa è del coglione!»

Discesa innevata, rifugio lontanissimo, lastre di ghiaccio su crepacci senza fondo, il biker scende con estrema difficoltà, senza girarsi urla al vento:
« io non voglio soffrire però sono qui
e sto soffrendo e non mi pento, 
soffro per colpa del coglione!"»

Flash di nuovo sul dito, che abbandonando il manubrio indica il GURU, dai lineamenti diabolici, che ride beffardo mentre il biker, perso l'equilibrio, precipita nel crepaccio...giungono man mano più attutite le ultime strofe:
« È un mondo difficile... È vita intensa. Felicità a momenti, e futuro certo...»

"In uscita a novembre il nuovo singolo di Tonino Marcalone: "Me cago en el bragon" un sul cesso annunciato!"

FINE INTERVALLO


TERZA PARTE

In fuga da Malga Campei ci infiliamo ben presto in un fitto bosco di faggi, il sentiero è spettacolare, reso evidente dal manto di fogliame ricoperto da un sottile strato di neve molle.
Finalmente si può lasciar correre, anche se alcuni passaggi tra rocce richiedono un certo manico (non quello della scopa della strega della malga che al mercato mio padre comprò...ND GURU).

Marcal, scendendo di quota, assume un colorito degno di una creatura vivente e dimostra una buona perizia tecnica nell'affrontare in sella, nonostante il frontino, tutta la discesa.
Siamo alle porte di Festa (Jovanotti ivi ha inciso uno dei suoi primi successi ND GURU) ma per evitare di scendere troppo decido di deviare su uno stradello con rampe immortali (nel senso che sono mortali ma non finiscono mai...) in direzione San Giacomo.

Rassicuro Marcal riguardo al cambio di rotta, non si risale all'Altissimo, però non lo avverto del successivo ripido tratto a spinta tra pietre viscide, anche perchè il fondo non è più innevato e il problema quindi non si pone.

Giungo in solitaria in paese, uno a caso si è attardato a Scottare un paio di foto, mentre le gambe di Marcal cominciano a fare giacomo giacomo (a San Giacomo, ci sta...).

Interpello ad una fonte un paio di escursionisti (che diventano la mia fonte) appena rientrati dall'Altissimo riguardo le condizioni del manto nevoso, mi viene assicurato che salendo da sud non ci sono problemi...si, però poi bisogna scendere a nord! Prossima volta, giurin giuretto!

Anche l'aggiramento dal rifugio Graziani richiede un lungo avvicinamento con notevole dislivello e un successivo mezzacosta innevato... alla fine opto per il percorso più tranquillo, il CORNO DELLA PAURA!!!

Evito di pronunciare a voce alta la destinazione, mentre comunico con gaudio che il finale sarà su tranquilla ciclabile di 20 km, 15, facciamo 10 e non se ne parla più...
La salita su asfalto pare infinita, Marcal comincia ad avere visioni di Savicevic che infila più volte e da ogni posizione il Barca, il fondo torna a ghiacciare e ad una sella lo abbandoniamo in compagnia di una Panda nera in via di estintore che lo scalda trattenendo i raggi solari.

Convinco Poul ad abbandonare un attimo la Scott 720 con la promessa che poi gli faremo altre foto e saliamo velocemente al punto panoramico sull'Adige.
La cima del Corno è scavata da trincee e postazioni d'arroccamento della Prima Guerra Mondiale, ne approfittiamo per una serie di foto e rientriamo in breve alla sella.

Il compito gravoso consiste ora nel dividere Marcal dalla sua nuova compagna, impressionante il camaleontismo dell'iberico che cerca di nascondersi accoppiato all'italico mezzo.
Una fugace vista dall'alto dell'Adige, la promessa del rientro rapido e si parte.

Poul avvia la go-pro per il tratto più spettacolare del percorso, una mulattiera militare scavata nella roccia si incunea con percorso ardito verso valle, superando alcune gallerie e tornantini stretti resi impegnativi dal fondo ghiacciato.
E' uno dei tratti più caratteristici che si possa incontrare nelle prealpi trentine, anche se ormai ne conosco a memoria ogni metro, il passaggio è sempre un piacere.

Giunti ad uno spiazzo, la mulattiera risale verso il Monte Vignola, noi invece ci spingiamo giù lungo il 686 verso il castello di Avio.
La prima parte scende in un pratone in contro-pendenza che può mettere un certo imbarazzo visto il baratro che si spalanca a valle e i ripidi pendii del Corno di fronte, perfino Poul non fotografa più la sua nuova Scott 720, mentre Marcal, già tremante di suo, ha ormai la certezza del suo triste destino.

"Ragazzi, ora viene il peggio" solito ghigno beffardo, mi tuffo tra le rocce smosse e i dirupi conoscendo a memoria il tracciato, è la discesa che in assoluto gradisco maggiormente e le insidie sono legate forse solo all'eccessiva confidenza.

Man mano che si scende il percorso a tornantini diventa più scorrevole, giungono cadenzate le "Ostia!" di Marcal che pare gradire, mani congelate sui freni, concentrazione al massimo, segue come un'ombra Poul che ormai ha domato il suo nuovo destriero.

In poco più di mezz'ora siamo ai piedi del Castello di Avio (Sabbionara), scendiamo per una variante gradinata in cui rischio come al solito un capottamento all'ultima insidia e in breve siamo giù in paese.

Manca SOLO la ciclabile, è quasi il tramonto.

Marcal sorride, Poul fa l'immancabile scatto alla sua nuova Scott 720, io dissimulo sicurezza, in realtà so già che faremo notte. Fonda.
Percorriamo a ritmi sostenuti i primi 10 km, a tramonto inoltrato, Marcal si aggrappa allo scarico di Poul, da par mio seguendo il gps ormai al buio mi infilo nella tana di Shelob e resto impigliato tra corde causa deviazione alla ciclabile.
Sbrogliata la matassa, raggiungiamo Mori, celebre località famosa per il detto: "Vedi Rovereto, poi Mori", centelliniamo le ultime riserve mangerecce e ripartiamo. Poco dopo siamo completamente al buio, esauriti, oltre a noi, pure i lampioni sulla ciclabile.

Marcal, mentre stiamo estraendo le torce dallo zaino, in preda a delirio e visioni mistiche di presunte scie bianche luminosissime, procede nella penombra illuminato dalla sola luce della Grande Luna e scompare alla vista.
Lo troviamo qualche km più avanti intento dall'alto ad aspergere di urina il passaggio a chiocciola della ciclabile che si inoltra nelle viscere della roccia.
"Questo giro è infinito, Ostia!" 

Alle accondiscendenti parole "Mah io non sono per niente stanco, sono allenato, per me è stato un giretto medio-facile" da parte del guru che è in me, i due compagni finalmente si alleano e mi schiacciano l'unica banana rimasta, sacrilegio!

Propongo anche un recupero auto per Marcal onde evitargli gli ultimi 5 km (con 100 metri di dislivello positivo) ma il ragionier Poul Filini mi fa notare che il catalano è un duro e deve assolutamente resistere fino in fondo, pena squalifica!
E così, in ritardo di un'oretta sul tramonto, con un'ultima variante finale in discesa tecnica su ciclabile, giungiamo alle auto.

E' d'obbligo scambiarsi il pugno per l'impresa, la foga di Marcal è tale che, di certo involontariamente, mi fa un bell'occhio nero...
"Aspetta a ringraziarmi alla fine del giro" il monito risuona alle sue ormai sorde orecchie e con moto di viva compassione e un pochetto sindrome di Stoccolma, tra le lacrime, mi abbraccia con gratitudine per l'avventura spensierata passata insieme.
"Adios Hombre" sono le ultime parole che ricordo di lui, "Cabron" quella che invece si ricorda Poul, intento a scattare foto col flash alla sua nuova Scott 720.

Come in ogni resoconto che si rispetti, questo stucchevole lieto fine non è degna conclusione alla giornata, manca ancora il coupe de teatre!
Nel mentre scarichiamo in fretta e furia per evitare irreparabili lavate di capo da parte delle consorti per il prevedibile ritardo, il camion della monnezza, scambiandola per un ferrovecchio, fa su la mia vecchia enduro...aggiustandola!

PS 65 km (26 km di ciclabile) x 2350... Grazie a Poul e soprattutto a Marcal in giornata storta, epico!

Avanti i prossimi! 


Tutte le foto qua: https://www.facebook.com/fabio.cavazzuti/media_set?set=a.10154093361209205.1073742187.729209204&type=3&pnref=story