Mi rendo conto però che Orfeo mi ha teso un bel tranello e la sveglia non è così puntale come dovrebbe essere per il girone previsto...mentre salgo verso Fanano comincio a rielaborare nel mio software mentale la traccia...poi si vedrà.
Arrivo ai Ponti di Fanano e tiro dirtto per recuperare (ben) 100 metri di dislivello e parcheggio di fronte alla chiesa di Serrazzone, a quota 650. Sono le 9.15, mi attende un'oretta scarsa di salita tranquilla, prima in asfalto, poi su carrabile dal buon fondo, verso il Lago Pratignano, che, ahimè, oggi non visiterò. Passo Pian della Farnia dove il panorama sulla valle del Leo e il crinale merita sempre un paio di scatti e in breve, nel bosco, giungo alla deviazione per il Cappelbuso.
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Sestola |
Penso sia la prima volta che taglio alla prima variante e così recupero qualche minuto giungendo dopo un'ora precisa dalla partenza alla radura da cui parte la classica discesa che una volta mi terrorizzava per la lunghezza e difficoltà, mentre ora è fin troppo facile per i miei gusti...e infatti imbocco la variante che segue il crinalino, già affrontata nella TRAIL of PIONEERS e porta alla Selletta.
Questo tratto è davvero una goduria, anche se rispetto al mese scorso, dove il sentiero era tirato a lucido, la vegetazione sta già riappropriandosi dei propri spazi coprendo a tratti la traiettoria e obbligando a scendere per evitare una pianta di traverso.
Breve pausa per rifiatare e giù per il 349 verso Farnè, me lo ricordo bello tosto con alcuni tornantini esposti, l'avevo già percorso con Harry, l'esperienza mi ha aiutato a seguire bene il sentiero, non certo ad evitare il piede a terra nei tratti più ostici...non mi sento in gran forma per la discesa, l'essere poi in solitaria in luoghi percorsi forse solo da Haplo non mi dà certo una mano...
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La selletta del Cappelbuso |
Arrivo giù al ponte di Cà Lanzi e risalgo a Chiesina di Farnè...poi lo spirito explo ha, come al solito, il sopravvento! Mi tuffo ad ogni deviazione nella speranza di trovare chissà cosa scendendo verso il Dardagna... il tratto in questione regala però scorci non indifferenti, la gola scavata dal torrente è ripida e maestosa.
Giungo ad una deviazione che pare portare in cima al Monte della Riva, una traccia invisibile, di un tempo remoto, sicruamente abbandonata e inciclabile prosegue a mezzacosta su roccette a strapiombo sul torrente. Una persona un minimo sana di mente che debba ancora fare 3/4 del giro progrmmato desisterebbe e tornerebbe sui propri passi...ma è il primo assunto che nel mio caso fa acqua...e così mi "perdo" per un'oretta ai margini del torrente a rimuginare sul perchè della curiosità umana.
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Sceso dalla selletta del Cappelbuso seguendo il 349, imbocco il 333 che risale il torrente Dardagna |
Riprendo di buona lena, so che ho un bel tratto in sterrata lungo il torrente, il rumore dell'acqua copre ogni nterferenza portata dalla civiltà poco lontana (o inciviltà dei merenderos) purtroppo però il tratto è breve e giungo al bivio che mi porterà a risalire verso Madonna dell'Acero. Molti tratti bici a spinta e ai piedi del Santuario allungo un pò per poter pedalare con più continuità, raggiungendolo dall'alto della forestale che conduce alle cascate del Dardagna. L'affollamento agostano mi spinge a dare un'occhiata di sfuggita (è un luogo che conosco bene e preferisco visitare nei periodi di bassa stagione per non rovinarmi l'atmosfera contemplativa che lo avvolge) e a ripartire alla volta della forestale inedita che mi appresto a percorrere.
Scendo qualche centinaio di metri per asfalto verso La Cà e giro a destra su bel fondo sterrato passando di fianco al centro visite del Corno alle Scale. Qua, essendo già 200 metri lontani dai parcheggi, non c'è anima viva! Evviva! La strada si inerpica abbastanza ripida e supero quota 1350, poi si scende, si risale, si riscende, una bella cascatella fa da sfondo al pranzo frugale che ho nello zainetto, 2 panini mordibi alla mortadella e alla coppa, per frutta una banana.
Controllo sul GPS la distanza che mi separa dalla prossima discesa e vedo che ne manca ancora...quindi via, di buon passo! Nel passare la traccia si divide spesso e una deviazione porta verso Monte Grande, il fondo è ottimo, segnato nel libro dei desideri per la prossima volta. Giungo al primo dilemma, variante con discesa verso Budiara / Vidiciatico o taglio verso Bocca delle Tese? Vada per la seconda, il tempo stringe, e uno dei punti fermi è la discesa 151 verso Pianaccio.
Tanto per gradire, però, c'è un'invitante traccia che sale verso la zona attrezzato per il tiro con l'arco...che bello, DEVO andare a vedere! e così perdo un altro quarto d'ora...
Il taglio è finalmente in single track, da quasi 1300 scendo ai 1180 della Bocca dove il panorama si apre sulle rocce che digradano verso la valle del Silla. Noto il sentiero che proviene dal Monte Pizzo e la forestale che prosegue verso l'omonimo rifugio col parco avventura, anche questo sarà meta di un prossimo giro.
Alla mia destra, quasi nascosto, il 151 mi attende e mi fa capire subito che non sarà una passeggiata, la traccia è già ripida e punta decisamente a sud attraverso una fitta vegetazione di felci. La prima parte non è tecnica, se non per il fondo quasi completamente celato che riserva qualche sorpresa in forma di massi e antimateria (buche) tali da farmi scendere per evitare impuntate poco piacevoli. Poi finalmente è tutto bosco, dal fondo perfetto...il solo problema è che la pendenza aumenta, di brutto. Tornanti strette e roccette, qualche radice e un pò di strapiombo presi uno alla volta si fanno, ma tutti insieme proprio no! E così non rischio più di tanto e i passaggi HARD li lscio alla prossima volta...tanto di cappello a chi riesce a farselo tutto in sella!
Giungo provato al gruppetto di case di Fiamminedda (borgo forse di origine sarda) dove il sentiero diventa mulattiera e in breve porta a Pianaccio, città natale di Enzo Biagi.
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La croce del Corno alle Scale ben visibile da Pianaccio |
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L'immancabile sosta al Segavecchia per sorseggiare...ehm...scolare...l'ottima Birra del Reno! |
L'inizo lungo il CAI 123 è incoraggiante, il fondo buono, tutto all'ombra, un bel venticello mi accompagna. In 20 minuti sono alla Sboccata dei Bagnadori, i 300 metri di dislivello sono superati senza grosse difficoltà, la pendenza costante mi ha aiutato a prendere un buon passo.
Taglio subito verso il Passo del Saltiolo evitando di risalire ancora, qui sembra di essere in Romagna, davvero una piacevole sorpresa.
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Nei pressi del Passo del Saltiolo, un angolo di Romagna. |
Al bivio tra il 129 e il 129A prendo il secondo, sulla destra, lasciando la carrabile per un bel single track che
ricorda in parte la discesa di Madonna del Ponte con un muro degno dell'ex tratto mortale del Pino Solitario. Il sentiero ha un fondo molto scavato ma non presenta particolari difficoltà e porta a La Cà in pochi minuti.
Vista l'ora prendo la decisione di scendere a Trignano, o via asfalto con risalita, o via explo...ovviamente opto per la seconda...
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Cascatella artificiale del Dardagna sotto Rocca Corneta |
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I ruderi della torre di Rocca Corneta |
Scendo a riva seguendo una traccia di caprioli, risalgo alla CDC e trovo dopo un pò un bel campo con more mature a far da contorno, siamo proprio alla frutta! In breve raggiungo l'erta asfaltata che porta a Trignano, causo un mezzo infarto ad una vecchietta sorda che non mi ha sentito arrivare ansando in salita a 3 km/h e passato il paese natale dell'ormai celeberrimo FELIX PEDRONI, giungo senza più varianti per asfalto a Serrazzone. Sono le 17.15 in perfetto orario! Un bel giro vario, con la ciliegina di un paio di altri sentieri da testare in futuro. 58km x 2750 dall'altimetria Garmin, penso siano comunque sui 2500...ne avevo ancora parecchio, ma il tempo stringe...il 3000 alla prossima!
ALTRE FOTO QUA: https://www.facebook.com/fabio.cavazzuti/media_set?set=a.10151594351294205.1073741886.729209204&type=1
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