"Evviva la PiEsse di Pisa che pende che pende e invece vien giù..."
"Evviva il Matte di Pisa che pende che pende e ormai non vien più..."
(antica filastrocca Livornese)
NOW.
Dalla cima del monte Faeta la vista spazia ovunque, la costa della Versilia fino a Montemarcello, la Palmaria e il Tinello, il Golfo dei Poeti e le 5 Terre sono ai nostri piedi, sovrastate dalle imponenti vette delle Apuane capitanate dalla mole compatta della Pania della Croce.
Spingendosi a Est, partendo dalla Palude di Massaciuccoli, la vallata di Lucca è chiusa a nord dalla catena appenninica dalle vette innevate di una striscia compatta sopra quota 1500 e a sud dal gruppo dei Pisani da cui stiamo bellamente osservando; la città medievale cinta da mura è a un tiro di schioppo, così come lo sarebbe l'idraulico di Palagano se Matte avesse a portata di mano un fucile...
In direzione opposta, in controluce dal mare svetta l'isola di Gorgona e più in lontananza Capraia, l'Elba e addirittura le cime innevate della Corsica, mentre, risalendo il corso dell'Arno, Pisa e il suo entroterra fino al fiorentino chiude la panoramica.
Aggiungiamoci pure un bel tepore primaverile coadiuvato da una fresca brezza rilassante, i colori e gli aromi della macchia mediterranea, la lontananza da ogni forma di civiltà e industrializzazione, l'assenza di segnale di rete e soprattutto essere in anticipo sulla tabella di marcia di quasi 5 minuti!
Questa idilliaca descrizione è in parte merito del pigro escursionista toscano accampatosi a mo di compagno di merende che ci bacchetta per ogni nostra minima imperfezione nel geolocalizzare il tutto...cosa volete che sia scambiare Pisa per Pontedera, Gorgona per Capraia, Massaciuccoli per Montecuccoli e l'idraulico per l'elettricista !?!
All'ennesimo rimprovero il malcapitato viene spinto giù dal dirupo a verificare se effettivamente la spiaggia pliocenica del Monte Faeta ha causato l'estinzione dei locali Dinosauri per il proprio fondo aguzzo ed infido.
Dopo un perentorio "NOOOOooooo..." iniziale, il successivo silenzio parrebbe invece proprio confermare la tesi esposta dal cartello informativo sito in loco...
A completare l'eterogeneo quadro dei partecipanti allo spettacolo, un giovane neofita endurista ci chiede di immortalarlo in sella al suo motore in cambio di un documento testamentario in cui si impegna a cedermi il casco e al Matte la moto (a lui il casco non serve...e io non meccanizzo), mentre i rimanenti inutili orpelli verranno dati in beneficenza agli orfani dell'escursionista, con l'eccezione delle parti intime che verranno asportate e consegnate al Paccianozzi, un personaggio macchietta (in tutti i sensi) che comparirà in un flASHback (tradotto letteralmente dall'inglese: fl da flight, vola, il resto fate voi...) di questo racconto tra qualche paragrafo...
flASHback1.
Cittanova-Calci, alla guida l'Ash del volante impiega meno di 2 ore per giungere alle porte della cittadella pisana, solo un ostacolo lo divide dal nuovo record sul tracciato rally toscano: un lento trattore prima di una strettoia e in direzione opposta l'incombente pandino bianco guidato da ottuagenaria mezzadra coadiuvata da un altrettanto attempato copilota occhialuto dotato di spessa montatura e tipico cappello.
Immaginatevi la scena de "Il Sorpasso", aggiungete pathos, aramis e d'artagnan e pure un pò di Jurassic Park e non sarà mai abbastanza per rendere l'idea della scena che ci si è presentata innanzi e dell'azzardo compiuto!
La Panda, grazie ai riflessi fulminei del copilota Halz Heimer che preme un pulsante ripetutamente, si trasforma in Y-Wing di Guerre stellari con alla guida CheBecca (in toscano dicesi becca donna cornuta...) aziona i raggi laser accecandomi la vista.
Lo spazio di manovra è davvero al limite, ormai al buio il gps mentale mi dà l'ok anche se era sintonizzato sulla PS1 di Palazzuolo, sterzo bruscamente, destra sinistra, freno a mano (ah no, non era il freno, era molliccio e di Matte...) e riesco miracolosamente a rientrare tra l'astronave e il trattore e ad infilarmi nel varco della Morte Nera nelle sembianze di arco medievale. Dietro di noi, la Panda urta violentemente contro un dinosauro causandone l'estinzione, i moschettieri aprono subitaneamente il groviglio di lamiere con l'apriscatole puntuto e constatano la prematura morte per infarto dell'arzilla coppietta. Il record è omologato, siamo al parcheggio.
NOW.
Dalla vetta del Faeta, ove ricordo anni orsono hanno girato la Trilogia del Signore degli Anelli (o era il monte Fato !?! booo), un tizio che ha impiegato ben 3 percorsi circolari in zona prima di distruggere l'o-ring, da cui ho estrapolato la traccia odierna unendola in un'unica soluzione, il nostro centauro pare pronto all'attacco.
Avvoltasi alla tempia una bandana bianca con pallino rosso al centro, al grido di "Banzaiii!!!", l'endurista finalmente si leva dai grandi colli e si getta (im)pavido giù per una semplice traccia ripida appena un pochetto scavata direzione nord-sud-ovest-est e tutto quel che cerchi forse c'è.
Rimasti finalmente soli in vetta possiamo concederci un meritatissimo breve momento intimo con libretto fotografico per allentare la tensione (in inglese little book, qualcuno potrebbe anche bolognesizzarlo, ma poi dovrebbe testare la consistenza del granito elbano...) e ricordare i bei momenti passati insieme, mano nella mANO.
flASHback2.
Si parte, carichi come non mai, sfiorando la Certosa (http://artesalva.isti.cnr.it/it/certosa-calci) antico monastero dell'ordine di cinerei felini, in direzione Verruca, rudere di una fortezza medievale (https://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_della_Verruca) cui l'erta massacrante per la pianta dei piedi diede origine al nome.
Al bivio un gruppetto di biker è impegnato nei preparativi per scendere la PS2 "Le Macine", noi proseguiamo oltre non essendo ancora il momento di affrontare tale prova (solo quando saremo macinati per bene...)
La rampa verso il Sasso della Dolorosa è ormai un classico, un moderno Calvario senza croci ma con tante madonne, ce la prendiamo con calma senza strafare, il record di Gians rimane un miraggio, così come la sua sagoma inchiodata (al suolo) nelle successive salite...
Un paio di scatti al Matte dall'alto verso il basso (metafora della nostra condizione e struttura fisica...) con la Verruca e il mare alle spalle e siamo allo scollinamento e al trasferimento per la prima discesa di giornata.
L'originalità dei toscani non ha limiti, il percorso è denominato Babus + Razzo, BabboRazzo per gli amici, PS1 per gli sfidanti, un capannello di enduristi cui cediamo il passo.
Rombo di motori e giù a capofitto scatenando l'inferma, una bikeressa vittima di un recente infortunio al braccio cui il medico ha consigliato per riabilitarsi esercizio per CALCIficare, preso direi alla lettera...
Matte è già innamorato, per lui vedere ragazze scendere lungo sentieri pericolosi è qualcosa di estremamente eccitante, l'aria toscana gli sta facendo effetto, l'afflato paccianesco si sta insinuando nei suoi orifizi, quasi ne possiamo percepire il sibilo.
In tema, dà di gas (son costretto ai box quei cinque minuti...) e con maestria insperata raggiunge la propria preda, quasi gli è sopra, ancora pochi metri...ma la fine della PS è ormai prossima, il tratto conclusivo hard-rock, vari biker appiedati proteggono l'ignara vittima dal suo tragico destino.
Distolgo il Matte dal gruppetto e lo conduco a pascere in tiepide acque, un canalino di scolo che riporta a valle, ove dribbliamo un paio di auto di cappella(o)ni parcheggiate a pettine in prossimità della chiesa, fine prima discesa.
NOW.
"PROT", "SBANG", "CRACK", "BOOM", "PROT", "BATMAAAN", "DENG", "PROT" (ok ieri ho mangiato troppi fagioli...) rumori inquietanti provengono poco sotto a valle, salutiamo la vetta del Faeta e un pò timorosi ci avventuriamo lungo la ridipa traccia, al cui lato destro un intricato filo spinato con brandelli di tuta e carne fresca impone una certa cautela.
Dritto per dritto senza soluzione di continuità seguendo i segnavia CAI rossi sangue sul terreno e notiamo riverso al suolo in una pozza ematica il nostro amico morituro.
"Tutto bene ?" "Fi Fi Fi fuffo a foffo mi fofo faffoffafo ma fo fene" "Vuoi passare?" "No No affafe fufe foi io mi fifofo un affimo" "OK, affìo!"
Dalla descrizione fattaci pareva che il sentiero fosse una cosa impossbile avvolta da rovi e con rocce invalicabili, in realtà niente di eccezionale se hai peli di 20 cm a mo di corazza e sai stare "sulle uova", cosa per me assolutamente naturale, abituato come sono a stare "sulle palle" a tutti...
In breve mi raggiunge il Matte col nuovo mezzo rombante, ma, dimentico del casco, lo obbligo per par condicio a disfarsene bloccando l'acceleratore con una fascetta e indirizzandone l'avanzata verso il mare, aspettando il moto-ondoso come garanzia di consegna..
Il tratto conclusivo della discesa dal Faeta è puro scorrimento rilassa braccia dopo le fatiche iniziali, affrontiamo ora un trasferimento mangia e bevi piuttosto tecnico in mezzo a fitta macchia mediterranea e fondo roccioso, tipico della bambagia sarda.
Matte si sente a casa, per lui darsi alla macchia è attività quotidiana, in un certo senso anche per il sottoscritto...a metà discesa scossi dall'interminabile sequenza di rocce smosse ci fermiamo un attimo in preda a delirio ridens e tremarella precoce alla Halz Heimer, poi finalmente sbuchiamo al bivio del Mirteto.
A destra ci sarebbe l'Università, ma il percorso ci condurrebbe troppo lontano dalla nostra meta, in più le estreme difficoltà tecniche di quel tratto ci scoraggiano ad affrontarle, almeno per questa volta.
Svoltiamo a sinistra dove improvviso un rientro eccezionale anche questo sentierino nella macchia, il vero ViottoloM per un tratto fangoso ove Matte danza sulle rocce viscide!
Raggiunta la forestale che riporta alla Foce di Calci, scorgiamo un furgone bianco con targa FI risalirne a fatica lo stretto percorso, più e più volte graffiate dalla fitta vegetazione circostante, le portiere paiono sanguinare, anzi sanguinano proprio!
La natura pare ribellarsi a questo corpo estraneo e cerca di fermarne l'incedere, l'aria viziata dagli scarichi maleodoranti di gasolio ci impone una breve sosta nella speranza che il mezzo si allontani in fretta.
Ripartiti, lo ritroviamo poco oltre parcheggiato in uno slargo, il conducente sta gettando nel bosco panetti e brandelli di carne estratti da un paio di sacchi da macellaio!
Le ipotesi più assurde e tremende si fanno largo nelle nostre menti (malate), addirittura giungiamo alla conclusione che il gaglioffo stia gettando carne ai cinghiali sparsi nella macchia onde evitare che questi ultimi scendano a depredare in paese! Assurdo...molto più plausibile fossero resti di alcune coppiette sorprese dai nuovi mostri di Firenze...
Non volendo indagare oltre e avendo ancora almeno una discesa da affrontare, non ci addentriamo nei particolari e memori della recente esperienza col Paccianozzi preferiamo sgattaiolare via...
flASHback3.
Paccianozzi, Paccianozzi, chi era costui?
Quale mix di strani personaggi può averlo mai generato?
A breve lo scoprirete!
Che spettacolo, sembra di essere in Toscana a pochi passi dal mare! Con queste perle proseguiamo risalendo un bucolico pendio avvolto da uliveti, rocc(h)ette e mimose, redarguisco il Matte per non aver accettato l'invito settimana scorsa quando ancora la mimosa aveva un valore e nella ricerca del secret spot giallo fiorito ci perdiamo risalendo una stradina privata con un evidente cartello di divieto d'accesso. Fortunatamente non vi è apposto il classico "Attenti al cane" bensì solo un segnale di pericolo con al centro una rappresentazione schematica di una lunga mannaia da macellaio.
Risaliamo lungo lo stradello in un ambiente idilliaco, quasi una moderna rappresentazione degna di Hashel e Grettel che si avviano verso la casa della strega cattiva...
Ad una svolta, ed è proprio LA svolta, appare dal nulla, probabilmente appostato nel proprio guardadocio, il Paccianozzi, orrenda figura mezza Pacciani e mezza Fantozzi.
In mano brandisce con minacciosità una mannaia sfolti-siepi e scalpi e intima l'ALT con fare brutal-comico, dall'alto del suo metro e cinquanta di statura.
Colpito sei, sette volte il manubrio dell'enduro, mi rendo conto che è meglio fermarsi e col più classico dei sorrisi ruffiani, lo salutiamo cordialmente.
"Buongiorno!"
"Stohazzo! Lè proprietà prihata! Un tè visto il Hartello!?!"
"Ci scusi ci siamo persi, abbiamo finito i sassolini, ormai fa buio, ci potrebbe per favore lasciar passare lo stesso?"
"Eh lè holpa del homune he pago tutto io pè sistemà la harreggiata maremma hane!"
"Si si ma noi siamo leggeri e delicati e poi odiamo tutte le istituzioni da 5 generazioni!"
"Ah beh allora vi rahhonto la fatiha pè sistemà qua...là sotto cè stanno affa del hasino e un ciò mai detto ggnente alloro!"
"Si si abbiam visto..."
"un tè visto ggnente, ora ti vò a spieha un pò di hosette..."
Nelle successive 2 ore veniamo edotti su tutti i delitti del Mostro, altrettanti passati in giudicato e una serie di perversioni che neanche Giuly nei suoi sogni mostruosamente proibiti avrebbe mai osato pensare.
Al termine della breve conversazione, dopo esser stati legati e ben dati, costretti ad atti irriferibili e irripetibili (Matte smettila, non ce la fai da solo...), otteniamo il nulla osta per il passaggio...forse facevamo prima a rientrare sui nostri passi, in effetti...
Il ricordo del Paccianozzi rimarrà indelebile nei nostri cu...ori, ripartiamo con la promessa che ripasseremo in futuro portando nuovi compagni (di merende), so solo che questa traccia GPX sarà l'unica che condividerò volentieri (soprattutto con Iovi se mi tira ancora il collo...).
Superato l'ostacolo, saliamo a tutta e in breve giungiamo all'imbocco della seconda discesa di giornata.
Sostiamo al curvone da cui dietro un guard-rail parte invitante la traccia, non fosse che lo slargo è ricoperto da rifiuti della peggior specie, ne incrementiamo la lista con bucce di banana senza bollino blu e col Matte.
Però poi il Matte lo differenzio nell'umido del ViottoloM per cui me lo prendo dietro (non alla lettera).
Sorpresa delle sorprese, la traccia che fino all'ultimo era sacrificabile per colpa del nome (M sta per Merda se non si era ancora capito...) si dimostra forse la migliore di giornata, non tanto per il percorso in sè, quanto per l'ambiente e i panorami che ci riserva fino a valle, ove termina poco sopra Calci a quota 150.
NOW.
La salita nella macchia in larga sterrata è puro piacere, anche se le gambe cominciano a risentire delle fatiche accumulate, ripercorriamo il single track dell'andata al contrario fino a Foce di Calci e di lì a breve inizia il Bagonchio, PS3 nella gara, già fatto con variante finale il mese scorso.
Il Matte ormai non ne ha più e scende cauto, il tracciato di gara pare essersi scavato rispetto all'ultima apparizione e anche a me risulta più ostico del previsto, nonostante riesca a concludere degnamente in sella tutti i passaggi.
La variante "facile" sul finale è in realtà un delirio in mezzacosta con salti di rocce levigati, una goduria, ma tutt'altro che semplice.
Matte si ricorda dei video della PS ove impavidi bikers scivolavano sul bagnato schiantandosi in malo modo proprio in quei passaggi (da qui nasce il detto prendere Calci in culo) ... peccato non possa testimoniarne e documentarne altre da parte del Matte in quanto mi è stata requisita la videocamera dai carabinieri di Calci...(le scene presenti ricordano, in parte, quelle censurate di "Una notte da leoni").
"Ti offendi se non salgo a fare le Macine e mi fermo in relax alla Certosa?"
"No, Matte, fai pure, è un motivo in più per dimostrare la mia superiorità nei tuoi confronti, non ti sfotterò nè pubblicherò mai foto vergogna, giurin giurello, se faccio la spia mi caschi l'ucc..."
flASHback4.
...Hello! bentornati al passato!
I devastanti effetti della cura Paccianozzi ha lasciato segni profondi (...) nella nostra psiche, mentre Matte fa pubblicamente outing dichiarando quello che prova nei miei confronti, io continuo a ripensare al Giuly mostruosamente proibito...
Stiamo risalendo le pendici del Monte Serra ove il mese scorso ci siamo scorticati nei rovi scendendo lo Zampirone, allo spiazzo la locanda "Uccelli di rovo" è aperta al pubico e piena di coppiette di fat, mentre imperterriti dhillers si gettano a capofitto per la DH "Secco" che tanto era piaciuta a Gians e Marcal...che quasi ci restavano...ehm...secco.
Per farmi perdonare dell'inconveniente col Paccianozzi, per aver smarrito la retta via e aver imboccato la via del retto, offro al Matte un lauto pranzo a base di Estatè al limone e biscottino da pucciare...non pensate sempre male, non vedo alcun doppio senso!
Rigenerati dalla sosta, saliamo baldanzosi verso il GPM di giornata quasi a quota 900, attraversando distributori abbandonati, case di Dracula abbandonate, villette abbandonate, mentre al parcheggio ove si dipartono le Linee Alfa e Beta si avvistano preservativi, fazzolettini e cartacce...abbandonati.
Invito il Matte a mettersi le protezioni, mi prende alla lettera, ma il rimorso mi costringe a fermarlo mentre sta infilandosene una appena raccolta da terra, ciò mi distrae e causa la perdita della linea giusta su un'ampia gamma e un veloce rientro a spinta a base di o-mega imprecazioni.
La "Linea Alfa" è una lunga sequenza di passaggini su roccette nel bosco, proseguiamo ignorando la Linea Beta che condurrebbe verso Lucca e affronteremo in futuro, e in breve siamo ad un taglio della sterrata ove non si capisce bene dove sia la traccia.
Riprendiamo l'Alfa nel tratto forse più caratteristico su spiaggia neozotica (visto che ci sta passando sopra il Matte) con precisa pavimentazione a secco (complimenti agli artefici, una lavorata eccezionale!) e poi giù giù giù fino alla foto vergogna del giorno e oltre.
Dalle porte di Calci risaliamo pimpanti fino alla Foce di Calci, luogo idilliaco nel fitto lecceto.
Proseguiamo sempre più in alto e dopo una cagata vera del Matte, tanti strappi ripidi su terreno sassoso, giungiamo finalmente alla vetta del Faeta, ove scorgiamo 2 strani personaggi riposare sulla sommità prativa, sigaretta fumante e sguardo languido. Uno è un motociclista, l'altra un escursionista...
NOW.
La totale assenza di fiducia nei miei confronti spinge il Matte a seguirmi per le rampe di Montemagno che portano alla Verruca e alle Macine PS2, troppo grave sarebbe stata l'onta di veder pubblicata la foto vergogna!
Purtroppo per lui le energie vanno scemando, la desuetudine a certe attività (quelle col Paccianozzi intendo) lo costringono alla resa anticipata.
Ci accordiamo per ritrovarci al parcheggio nel giro di un'oretta, nel frattempo lo invito a seguire le orme del suo nuovo mentore toscano appostandosi ben celato nei pressi della Certosa ad osservarne le caratteristiche architetture a tutto sesto...anche se una quinta sarebbe stata più che sufficiente...
Per nulla preoccupato della sua sorte, proseguo incurante verso l'ultima discesa di giornata, ignorando la fatica lungo un paio di rampe cementate al 20% e all'imbocco delle Macine PS2 mi sento proprio in sintonia col percorso, bello macinato come già detto...
Pronti via, il trail è tosto, su terra rossa e rocce, qualche ripidone e radici, una goduria la prima parte.
L'atmosfera al tramonto si tinge di rosso naturale, un paio di scatti, un tratto a spinta in salita e poi di nuovo giù in picchiata in uno slalom ben segnato e fettucciato fino a valle.
Da rifare in condizioni fisiche più lucide, a fine giro un pò troppo tecnico per risultare davvero godibile.
Al parcheggio non vedo nessuno, il MAtte ha perfezionato la tecnica e mi sta spiando da sotto la macchina, me ne accorgo dagli spifferi...
Terzo tempo con aperitivo, prosecchino e spritz, un pò di salatini e un vassoio di paste pro-missioni (missione impossibile farsi perdonare dalla moglie quando stai in giro dalle 7 alle 21...)
58km x 3000! Gran giro, anzi direi perfetto, Paccianozzi a parte...
grazie al Matte per l'esperienza ultrasensoriale...
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