lunedì 30 ottobre 2017

Il Fuoco



Un ragazzo e una ragazza passeggiano, ognuno per conto proprio, lungo la strada che sono soliti percorrere tutti i giorni da tanto tempo e senza particolare entusiasmo.
La città è fredda, o a loro pare tale, il fiato evapora in uno sbuffo nell'aria umida della sera, il passo affrettato per rientrare a casa ove trovare un minimo di tepore e sollievo e la compagnia dei propri cari.
E così il rituale si ripete monotono tutti i giorni, finchè per puro caso, appartatisi un attimo per attendere la fine della pioggia, osservano da direzioni opposte una moderna abitazione le cui pareti sono caratterizzate dalla presenza di una grande vetrata su entrambi i lati. Attraverso la finestra trasparente venata da rigagnoli di pioggia, scorgono in salotto uno splendido camino ardere di un fuoco dotato di un'intensità eccezionale tale da scaldare e rischiarare tutto il vasto ambiente circostante.
Sul divano, una coppia molto simile a loro, abbracciata, sospesa in un limbo fuori dal tempo incurante degli improvvisati spettatori, si abbandona nella piacevole effusione amorosa.
Il fuoco è sempre più vivo, all'improvviso  una fiamma che pare quasi artificiale per la sua particolare direzione, fa sì che illumini entrambi i ragazzi e li renda visibili uno all'altra.
Lo stupore e l'emozione si dipinge sui loro volti e per la prima volta dopo tanto tempo avvertono calore, il tepore irradiato dall'interno trasferirsi in loro.
Momentaneamente ciechi a qualsiasi distrazione che non sia lo sguardo incrociato dei loro occhi, finalmente si incontrano, si presentano e mano nella mano si dirigono verso casa, accorgendosi dopo anni di rientri solitari di abitare nello stesso isolato.
Alle loro spalle repentinamente dimenticata, la coppia felice, anch'essi per mano, si avvicina al fuoco e lo ravviva con l'attizzatoio, un gesto talmente semplice e collaudato negli anni da non destare particolare interesse.
Rischiarati dal fuoco, i due si sorreggono, ad osservarli bene non sono poi così giovani, anzi, lui ha il bastone e la dolce metà pare aver problemi di vista, eppure si amano e sostengono come fosse il primo giorno della loro vita assieme.
I due ragazzi si fidanzano pochi giorni dopo, senza nemmeno la necessità di tante parole, sanno che qualcosa li ha toccati nel profondo e ha donato loro una nuova e imprescindibile opportunità.
Si sentono fortunati, a dispetto della maggior parte dei loro coetanei non devono faticare neppure per trovare un dignitoso tetto coniugale, hanno già tutto per imitare la coppia vista in vetrina, la felicità è a portata di mano.
E così in breve si sposano e sono entusiasti ed eccitati all'idea di potersi scaldare e perdersi di fronte al camino tutto nuovo che hanno appena allestito in salone.
Lo accendono trepidanti, attorno in breve il fuoco avvampa, pare intenso, ma non è lo stesso di quello che li ha fatti incontrare in quella fredda giornata di pioggia.
Forse l'inesperienza, forse il tiraggio della cappa, oppure la legna scadente incendiata con infima carta da giornale, qualcosa ne limita l'effetto, la fiamma non è così calda, ogni tanto una sfumatura azzurrognola fa capolino e limita la sensazione di piacere che i due tanto si attendono, neppure il calore pare essere sempre sufficiente a scaldare completamente il salotto.
E così ogni giorno, mese, anno.
Presi dalle proprie esistenze, dai tanti impegni e distrazioni, i due giovani sposi pian piano iniziano a trascurare la fiamma.
Controvoglia, a turno, il rituale continua comunque a rinnovarsi, l'attizzatoio non viene più utilizzato da tempo, ci si limita di tanto in tanto a gettare nel fuoco legnetti trovati ai margini del parco, per risparmiare tempo e danaro, a volte ancora umidi e scarsamente infiammabili.
Discutono sempre più spesso sulle cause dell'imminente disastro, "tanto fumo e poco arrosto", scambiandosi reciproche accuse sull'incapacità di tener viva la fiamma.
La donna successivamente non dà particolare peso alla faccenda, se farà freddo in casa basterà accendere i termosifoni o la pompa di calore, che problema potrà mai esserci se si terrà spento un vecchio e annerito camino?
Rende partecipe dell'idea il marito, il quale non è assolutamente propenso a perdere la speranza, ma, per quieto vivere, soprassiede sulla questione e la abbraccia sul confortevole divano, profondamente ferito nella consapevolezza che qualcosa dentro di lui si è spezzato.
Di nascosto, ogni mattina, inserisce un legnetto nel fuoco, la fiamma sempre più debole e pallida, mentre la moglie pare quasi non accorgersene, il caminetto è per lei ormai solo uno dei tanti corredi della stanza.
Deciso a non arrendersi, l'uomo si rende conto che non può farcela da solo e armato di coraggio, lui che dagli altri non si attende nulla e che da quando ha trovato moglie si è isolato da tutti, esce di casa al mattino presto in cerca di un esperto che possa vendergli legna migliore, anzi la stessa che bruciava nella casa vetrina vista ormai tanti anni prima.
Visita diversi negozi, officine e magazzini, incontra falegnami e boscaioli, ma pare non trovare ciò che gli interessa.
Deluso, a tarda sera, avvolto nella nebbia e confuso sul da farsi e sul come giustificare il ritardo, si perde sulla via per casa.
E' in preda all'ansia, alla collera, il terrore sta per avvolgerlo quando nota un bagliore provenire da una piccola e fatiscente abitazione.
L'unica finestra dal cui interno proviene la luce non è di ultima generazione, il legno ormai consunto e sbiadito, il vetro sporco e sottile.
Eppure qualcosa lo attrae, si avvicina e scruta all'interno.
E' un minuscolo salotto, anzi, pare un monolocale, senza nessun decoro o abbellimento, le piastrelle del pavimento scheggiate e non a livella.
Adagiata su di una poltroncina sgualcita e dozzinale riposa una donna, sola, intenta ad osservare rilassata il minuscolo caminetto da cui si emana luce e calore.
L'uomo rimane esterefatto, ecco il fuoco che cerca, la fiamma che tanto ha rincorso!
Timidamente, bussa alla porta.
La donna senza alcuna titubanza nè tanto meno precauzione, lo accoglie nel suo modesto appartamento quasi lo stesse aspettando da anni.
Il fuoco, alimentato dalla ventata d'aria fresca, si ravviva ulteriormente e illumina i volti degli sconosciuti di una luce nuova.
Rendendosene conto, forse arrossando timidamente, la donna indica il caminetto e comincia a parlare al forestiero, distogliendo lo sguardo dagli occhi ammaliati dell'interlocutore.
"Sono certa che vorresti una fiamma simile in casa tua, probabilmente non l'hai mai avuta e forse vista solo una volta in vetrina, senza che nessuno ti spiegasse come poterla ricreare".
L'uomo è sempre più sbigottito, sembra che la donna possa leggergli nel pensiero.
"Potrei offrirti la legna senza alcun problema, ne ho accumulata tanta in questi anni, con grande fatica, senza mai arrendermi se ogni tanto un qualche ramo non era quello giusto, ho vagato per boschi e foreste e ormai so riconoscerne la qualità migliore".
L'uomo, con orgoglio malcelato, le propone subito un'offerta, decisamente più alta di quanto ne avesse mai fatta agli altri venditori in giornata.
"Non rifiuto la tua generosità, ma permettimi, voglio dare a te la possibilità di guadagnarci. Non sei in pace con te stesso, non sapresti come tener viva la fiamma, non conosci il segreto di ogni ramo e per fare ciò dovrai procurarti la legna in prima persona, in più il tuo camino avrà sicuramente bisogno di una ripulita o addirittura, ancor meglio, dovrai sostituirlo. "
L'ultima frase lo spiazza tremendamente.
Il camino è tutto ciò che gli rimane della sua vita, non può sacrificarlo.
Notando la perplessità dell'uomo, la giovane prosegue con parole dolci e suadenti.
"Osserva la mia situazione. Sono sola. Eppure il fuoco arde e lo tengo vivo e forte come se dovessi condividerlo con altri, perchè quando verrà il momento sarò pronta ad accogliere chi avrà intrapreso il mio lungo cammino e mi potrà finalmente comprendere."
L'uomo rimane dubbioso, non è certo di averne carpito appieno il senso, si ritiene escluso e quasi indegno coi suoi tanti dubbi alla presenza della donna misteriosa.
"Posso indicarti la strada, potremmo andare assieme a procurarci la legna, ma ti avverto, lo starmi accanto è un percorso lungo e tortuoso , dovrai soffrire per trovare quello che cerchi, non esistono compromessi, nè facili ricompense."
L'uomo inaspettatamente sente un calore sopito da anni irradiarsi in lui.
"E anche una volta trovato il legno giusto dovrai imparare ad utilizzarlo, non è detto che sia proprio quello che immagini in questo momento e  in ogni caso potrebbe non essere mai all'altezza delle tue aspettative e dovrai continuare la ricerca di nuovo materiale per tutta la vita"
Inebriato dalle parole, dalla saggezza e dall'esperienza della donna, il giovane uomo esce ringraziandola, chiedendole ansiosamente di attendere una sua risposta.
"Non è nella mia natura aspettare, il percorso va avanti comunque, mi troverai sempre, se lo vorrai, ogni giorno di buon mattino parto alla ricerca e se per caso troverò la legna che arde in eterno e non avrò più bisogno di faticare ti darò in ogni caso una mano, ti indicherò la via"
Il giovane, commosso, soffoca il pianto di nascosto allontanandosi, si gira un'ultima volta e pare notare sul volto della donna una lacrima, illuminata dalla tenue luce proveniente dall'interno, prima di scomparire alla vista chiudendo sommessamente l'uscio di casa.
Euforico, non si rende neanche conto di rientrare senza alcuna esitazione nonostante si fosse perso tra le fitte nebbie solo qualche minuto prima e giunge in breve al lussuoso tetto coniugale.
Entra e avverte subito freddo, nonostante la temperatura sia decisamente piacevole grazie al calore del termosifone, una sensazione di abbandono e solitudine pervade l'appartamento.
La moglie è intenta a seguire un patetico programma televisivo, lo saluta distrattamente e lo invita a raggiungerla, senza chiedergli particolari spiegazioni per il ritardo, lo abbraccia come se niente fosse e lo stringe a sè in cerca di un minimo calore.
La mente dell'uomo è altrove e quasi non percepisce la presenza di chi gli sta accanto, ripete a sua volta con gesto automatico l'abbraccio, si sente male perchè non prova più alcuna emozione.
Girandosi, disperato, scorge il caminetto.
Una scatola di fiammiferi vuota è stata gettata all'interno, sul ripiano un moderno accendino ancora inutilizzato ne ha preso le veci, a lato, accumulati alla rinfusa, giornali, carbonella e qualche legnetto ottenuto da cassette di frutta.
La fiamma è spenta, restano solo alcune braci e qualche tizzone.
L'uomo chiude gli occhi adagiato alla spalla della moglie e si addormenta in una notte prodiga di sogni.

giovedì 17 agosto 2017

Doppio Gavia

30.07.2017 - La tanto attesa giornata di sole e cieli limpidi si è fatta attendere, forti temporali nella notte hanno ripulito l'aria e inzuppato ulteriormente il terreno.

Villa Dalegno
Con queste premesse mi appresto ad affrontare quello che ritengo il più bell'itinerario della stagione, da inserire nella ristretta cerchia di giri MTB da percorrere almeno una volta nella vita.
Se proprio si vuol cercare il pelo nell'uovo, salire al Passo Gavia di domenica a fine luglio non è proprio la scelta ideale, tanti bikers motorizzati si cimentano nell'ardua impresa di ingrassare 5 kg nei ristoranti al Passo, allietandomi l'ascesa col loro inconfondibile, piacevole e soprattutto potente rombo...
La partenza è anche per questo motivo anticipata, alle 8 puntuale sono in sella da Villa Dalegno, solito tratto mangia e bevi passando da Precasiglio fino ad intercettare la provinciale del Gavia all'altezza di Ponte dei Buoi.
Da qui in su in circa 15 km si guadagnano oltre 1200 metri D+, i tratti più ripidi sono subito all'inizio e in seguito quando la carreggiata si restringe e affronta vari tornanti stretti nel fitto bosco.

Finalmente si esce dal bosco, quota 2200
E' necessario pazientare e godersi l'aria frizzante del mattino, quando la vista si apre sulla vallata e verso le cime più alte superata quota 2200, il più è fatto...

Galleria affiancata dalla vecchia strada militare
Si affronta un tratto della vecchia strada militare sterrata per evitare la buia galleria, caratteristica la cappella votiva e il ricordo della sciagura di un camion militare precipitato causa cedimento del terreno proprio in quel passaggio.

Ricordo ai Caduti di Guerra

Vignetta rappresentante la tragedia

E' incredibile come una minima deviazione dalla rotta principale muti totalmente la prospettiva: la quiete e il rispetto per la montagna, il silenzio e la possibilità di contemplare in tranquillità le meraviglie che mi circondano, tutto questo a pochi metri da un tunnel che inghiotte momentaneamente il caos e il disturbo della quiete.

Sulla vecchia strada militare
Sogno un immaginario "Gavia Day", in cui le strade sono aperte ai mezzi motorizzati dei turisti solo una volta all'anno, mentre il transito regolare è consentito esclusivamente ad escursionisti e MTB bikers, per gli stradisti deroghe nel caso raccolgano gli involucri di gel, barrette e doping vari che usualmente depongono con innata sensibilità sul ciglio della strada.
Scorgo in basso una flebile traccia, presumo possa essere la discesa che affronterò al ritorno, mi chiedo quanto possa essere ciclabile con le recenti piogge, ma è un problema relativo che rimanderò al pomeriggio... ora mi restano gli ultimi km per il passo, un necessario purgatorio per liberarmi letteralmente nella successiva traversata paradisiaca.

Le caratteristiche "corna" che sovrastano Passo Gavia
Sulla sinistra appare, consolatorio, il Lago Nero, pregevole laghetto glaciale ai piedi del Passo, le cui acque rese scure dal gioco di ombre dei monti circostanti la conca danno origine al nome.

Lago Nero
Salendo qualche tornante, l'acqua di un blu intenso si staglia sublimamente sulle rocce circostanti, l'assenza di rifugi ne preserva una certa integrità, sarà piacevole scenderne al ritorno i contorni.

Ai piedi dei rifugi del Gavia
Superato da un paio di stradisti che osservano imperterriti esclusivamente il contachilometri e rientrano bellamente sui propri passi verso valle dopo aver tagliato il traguardo del valico e indossato una mantellina anti-vento nella speranza i recuperare secondi in ottica KOM, giungo anch'io, fresco come se fossi appena partito, ai 2618 metri del Passo Gavia.

Laghetti e Presanella dal Gavia
Lo spettacolo è grandioso.

Lago Bianco dal Passo Gavia
Lago Bianco e torrente Gavia
Il ghiacciaio dei Forni verso Punta San Matteo è proprio di fronte e sovrasta le chiare acque del laghetto Bianco e i verdi declivi sulla piana venata dai tanti rivoli da disgelo confluenti nel torrente Gavia che scende tranquillo in Valfurva.

Il ghiaccio di Punta San Martino
Torrente Gavia
Il caldo in quota e le piogge hanno ingrossato notevolvente il corso dei ruscelli, ma mai a tal punto da potermi minimamente immaginare quanto poi assisterò in futuro man mano che scenderò a valle.

Gavia
Circondato dal Monte Gavia a ovest, dal Gaviola a sud, dal Corno dei 3 Signori a est e con di fronte lo spettacolo appena descritto, devio momentaneamente verso la Madonna delle Vette dedicata ai ciclisti, ove si trovano anche i busti celebrativi di Coppi e Torriani.

;Luogo 

Madonna delle Vette
Busto di Fausto Coppi
Il capannello di bikers e turisti si accalcano nei pressi dei 2 ristoranti, qualcuno osa salire fino al monumento commemorativo sito 10 metri più in alto, uno sparuto gruppetto di escursionisti risale un sentiero verso quella che era la Vedretta della Sforzellina, ormai estinta.

La bolgia rumorosa ai miei piedi mi disturba assai, un paio di foto e quindi via verso la solitudine!

Il Passo Gavia visto dalla conca del Lago Bianco

La piana lacustre ai piedi del Gavia
Opto per dirigermi verso la piana dolce e a tratti lacustre ove si forma il torrente Gavia, senza traccia alcuna il percorso è libero ma sufficientemente ciclabile, giungo sulle rive del Lago Bianco pochi metri dalla strada per poi mestamente rientrarvi.

Cappella nei pressi del bivio Sentiero della Pace
Perdo un pò di quota fino al successivo rifugio ristorante con annessa pregevole cappella in pietra, da lì, a destra, parte il Sentiero della Pace 525, una numerazione che è già di buon auspicio (a Fanano il 525 è Cima Tauffi - Madonna del Ponte...).

Ponticello sul Gavia
Superato il Gavia dal corso ancora decisamente tranquillo tramite un ponticello in legno, il sentiero prosegue mezzacosta per poi scendere più deciso a valle.

Mezzacosta Sentiero della Pace
Ora sì che si ragiona! Lo scroscio impetuoso delle acque che cominciano la loro repentina corsa pone un'insormontabile barriera acustica a quanto proviene dalla strada e dal mondo civilizzato e consente di immergermi totalmente in una realtà a me tanto cara.

Torrente Gavia
Un canyon profondo decine di metri è ora solcato dal Gavia, le cui acque chiare scavano con incredibile forza le rosee pareti circostanti; seguendo la traccia ho la fortuna di poter assistere a questo spettacolo della natura da una posizione incredibilmente privilegiata e soprattutto, in totale solitudine!

Il Canyon scavato dal torrente Gavia




Proseguo alcune centinaia di metri incredulo e quasi stordito da tanta bellezza, quando all'improvviso, giunto su un versante più stretto e appartato, lo scroscio delle acque si fa impetuoso e, se possbile, minaccioso.

Forza della natura
Quasi timoroso di svegliare o irritare chissà quale forza ancestrale, mi dirigo rispettoso verso la fonte di tale potenza naturale.
Il Rio del Dosegù, nel suo corso impetuoso scavato nella roccia, tramite varie cascatelle interseca il sentiero e affluisce nel Gavia ingrossandone ulteriormente la portata.

Nei pressi del Ponte di Pietre
Il passaggio è garantito dal Ponte di Pietre, un arco naturale scavato dal rio e rafforzato dalla mano dell'uomo, una visione che lascia letteralmente a bocca aperta.

Ponte di Pietre
Pare di essere immersi in un documentario sulle origini della Terra, tanta e tale è la forza sprigionata dalla Natura, al contempo risibile la mia insignificante presenza.

Il Rio Dosegù si getta a valle
Testimone attento di un processo erosivo incessante, posso solo immortalarne la scena con vari scatti fotografici e un paio di video, ma aver vissuto in prima persona una simile esperienza è cosa decisamente irripetibile e indimostrabile.

Sopra il Ponte di Pietre

Gola torrentizia

Irretito dallo spettacolo, perdo quasi la cognizione del tempo, so che devo proseguire, la strada è ancora lunga e potrebbe riservare altre piacevoli sorprese.

Saliscendi piacevoli...

Altre cascatelle
Si continua su piacevole sentiero mezzacosta, in lontananza il rombo dei motori è molesto come il ronzare di zanzare, svoltato un altro versante, il fragore è, se possibile, più assordante del precedente al Ponte di Pietre!

Sempre a strapiombo sul torrente
Una cascata esondante sul sentiero, gonfia dallo scioglimento di neve e ghiaccio, mi si para innanzi.

ops c'è da guadare
Qua non c'è ponte che tenga, è necessario guadare: scelgo con cura la via più agevole, avvolto dagli spruzzi e dalla nebbiolina umida che circonda il passaggio, attento a non scivolare in un tratto ove la corrente è piuttosto impetuosa.



Ne esco incolume, solo in parte bagnato e infreddolito, la bici pulita come fosse nuova, un sorriso distensivo a contornarmi i lati del volto, pronto a riprendere il cammino e ad asciugarmi al tiepido sole.



La traccia si fa meno ciclabile, caratterizzata da ripide discese e altrettanto erte risalite, all'ennesimo cambio di versante, ormai preparato al peggio, sono pronto all'ennesima traversata.

Ultimo guado con cascatella
Per mia fortuna, l'ultimo guado, forse il più estremo, viene superato da una provvidenziale opera artificiale: un comodo ponticello in legno è posto alcuni metri davanti all'ennesima dirompente cascata, solo umido vapore ammanta il comodo passaggio.







In parte assordato dalla potenza delle acque, risalgo velocemente per immortalare anche questo mirabile scorcio naturale, mentre in direzione opposta, finalmente, mi si apre un'eccezionale veduta sulla Valfurva.

La Valfurva
Subito a sinistra un bel sentiero scende verso il Ponte delle Vacche che si erge su una stretta gola scavata sempre dal Gavia ai piedi della strada provinciale, per poi rientrarvi in leggera salita.

Bivio Ponte delle Vacche

SdP
Valuto i tempi, per fortuna posso continuare fino a valle lungo il Sentiero della Pace e le sue innumerevoli sorprese.

Ultime cascate lungo il SdP
Si prosegue mezzacosta in parte ciclabile veleggiando intorno quota 2400 fino al Dosso Tresero, ove un altro sentiero (561), assai invitante, scende con pregevoli tornantini su fondo scorrevole direttamente a Santa Caterina Valfurva.


Anche in questo caso opto per proseguire lungo il SdP verso nord est ai piedi del massiccio del Cevedale, fino a rientrare dopo tanti km in una bella pineta a strapiombo sulla valle.

Verso la Valfurva

Ultimi tratti SdP
Ormai siamo al termine della traversata, in traccia avevo previsto addirittura una salita fino al rifugio Pizzini seguendo una forestale da quota 2200 a 2700, ma il tempo è tiranno e rimando le velleità al prossimo anno, quando, salvo imprevisti, farò tappa per una settimana a Bormio.

Alti pascoli della Valfurva
Si torna alla civiltà
Rientro su bel sentiero a tornantini stretto fino a case Cerena, ove incontro dopo oltre 3 ore in perfetta solitudine, i primi 2 escursionisti di giornata.

Case Cerena
Risalgo un sentiero solo in parte ciclabile anche per la presenza di tante radici umide a strapiombo sul corso del torrente Frodolfo, quindi mi rilasso alcuni km seguendo la ciclabile che porta a Santa Caterina.

Sentierino a strapiombo sul torrente Fradolfo

Torrente Fradolfo, scava la Valfurva
Riesco ad evitare il passaggio in paese risalendo tracce ciclabili in loc. la Sella e immettendomi sulla provinciale del Gavia al primo tornante.

Si risale al Gavia dalla Valfurva
Il sole ora scalda decisamente, di primo pomeriggio e dal versante sondriese non salgono tante moto, al contrario vari stradisti, decisamente meno competitivi di quelli incrociati in mattinata, affrontano l'erta. Gasato e rinfrancato dalla tabella di marcia finora perfetta, salgo di buon passo superandone alcuni, per poi farmi raggiungere e distanziare nei vari momenti dedicati agli scatti fotografici.

Salita al Gavia dalla Valfurva
L'ascesa è lunga, da quota 1800 si ritorna a 2600, fretta non ne ho, certo non posso pretendere chissà quale contorno, sto pur sempre risalendo una strada provinciale aperta al traffico.

A strapiombo su Ponte delle Vacche
Sosto in uno spiazzo sovrastante il Ponte delle Vacche ove giungeva il primo sentiero di rientro di giornata, appuntato per anno prossimo, quindi riprendo affiancando il lago Bianco e svalicando al Passo Gavia sempre in totale relax.

Ghiacciaio di Punta San Matteo

Ai piedi di Passo Gavia, lato Valfurva

Lago Bianco
Lago Bianco
Ora la calca è meno opprimente, lo stesso mi affretto a lasciare il Passo scendendo un primo tratto dell'Alta Via Camuna, poco ciclabile, fino al tornate sottostante.

Si torna in Val Camonica
Per evitare ulteriore perdite di tempo, perdo un pò quota su asfalto fino ad intercettare la comoda forestale che porta al Lago Nero.

Lago Nero
Nuvole di umidità si accalcano ora sulle vette che attorniano la Valmalza fino a lambire le sponde dello specchio d'acqua da cui nasce il fiume Oglio.

Punta Gavia
Nasce l'Oglio
2 sono le possibilità di rientro, una volta ristrettasi la carrabile a sentiero nei pressi del lago: proseguire lungo l'AVC in mezzacosta prima al bivacco Linge poi al rifugio Valmalza, oppure gettarsi direttamente a valle lungo il 57.
La certezza di non incontrare nessuno, i tempi più spediti e i quasi 200 D- in sentiero in più rispetto alla prima opzione mi fanno optare per l'impegnativa traccia segnata Ciclovia.
Il tracciato è adrenalinico, peccato il fondo sia molto bagnato, sovente le rocce viscide mi impongono cautela e alcuni passaggi li affronto a piedi, sarebbe da stupidi rovinarsi la giornata proprio sul finale.

Discesa CAI 57





Fine discesa
In breve tempo plano sulla vasta conca prativa nei pressi di Sant'Apollonia, proseguo lungo la carrabile affiancando la borgata di Cà degli Orti, potrei variare off-road fino al Ponte dei Buoi ma le energie, più mentali che fisiche, scarseggiano e opto per un rientro tranquillo a Precasiglio, quindi solita via crucis fino a Villa Dalegno.

Area Picnic nei pressi di Cà degli Orti

In totale sono poco oltre 60 km x 2800 D+


LINK STRAVA